La qualità di università e ricerca è centrale per lo sviluppo dell’Europa. Per garantirla occorre adottare un sistema di valutazione efficace e uniforme a livello continentale. Ed è qui che entra in gioco l’Enqa, l’Associazione europea per l’assicurazione della qualità nella formazione superiore, che ha l’obiettivo di stimolare le agenzie di valutazione degli Stati membri dell’UE a dialogare e allineare le proprie linee guida e procedure. In questo quadro – un po’ a sorpresa, viste le grandi polemiche suscitate in patria dalle sue “pagelle” – brilla l’Anvur.
Pare infatti che, almeno in questo settore, l’Italia possa fare scuola. Grande è il successo, presso le omologhe realtà degli altri Paesi UE, suscitato dal dossier “Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010” dell’agenzia italiana. La quale, oltretutto, è l’unica in Europa a valutare congiuntamente le due dimensioni. E la correlazione tra formazione e ricerca è un punto forte del programma comunitario Horizon 2020.
A rendere l’Anvur protagonista nello scenario europeo c’è poi il fatto che, se per l’UE è fondamentale che le agenzie di valutazione dei vari stati europei collaborino e mettano in comune le rispettive esperienze, l’Italia ha già iniziato. Con un documento congiunto con la Francia, nato nel vertice bilaterale del 20 Novembre scorso, che promette un confronto e un allineamento sulle strategie di valutazione di università e ricerca tra l’Anvur e l’Aeres, agenzia di valutazione francese.
Ma un ruolo importante potrà essere giocato dalla nostra agenzia anche per quanto riguarda la valutazione della qualità del dottorato di ricerca, grazie a un programma, da poco avviato, unico nell’UE. Non solo: in Europa potrà servire molto anche l’esperienza dell’agenzia italiana quanto ad autovalutazione, accreditamento di corsi, tirocini e attività e valutazione periodica degli atenei.
Nonostante le polemiche interne, il lavoro dell’Anvur si sta guadagnando il rispetto dell’Europa e preziosi potrebbero rivelarsi anche i risultati e i metodi di una sperimentazione che l’agenzia ha condotto su dodici università italiane per la misurazione dell’apprendimento trasversale che gli anni di corsi garantiscono agli studenti. Uno degli obiettivi, non secondari, di un’istruzione universitaria che, sempre più, sta puntando sulla valutazione come strumento idoneo di misurazione della propria qualità.