Negli Stati Uniti, le università “for profit” spendono meno di un terzo di quelle pubbliche per ogni studente, nonostante le tasse di frequenza ai college privati costino almeno il doppio. Sono questi i dati di un rapporto governativo del National Center for Education Statistics, rilasciato giovedì scorso. Gli studenti che frequentano un college “for profit” hanno anche meno probabilità di raggiungere la laurea: uno su cinque arriva al titolo entro 6 anni, contro più della metà degli iscritti agli atenei pubblici.
Dati che arrivano nel bel mezzo di un aspro dibattito sulle pratiche delle università “commerciali”. L’amministrazione Obama ha infatti introdotto nuove regole per impedire che questo tipo di atenei possa promettere alle matricole prospettive di carriera superiori alle reali possibilità offerte, come abbiamo già visto per il caso del gruppo Apollo. Pratiche come queste inducono gli studenti a contrarre più “debiti di studio” di quelli che riusciranno a pagare una volta sul mercato del lavoro, debiti spesso finanziati da prestiti governativi che in questo caso rimangono poi insoluti.
Sebbene le università for profit immatricolino soltanto il 10 per cento degli studenti americani, il 45 per cento di quelli che risultano inadempienti nei pagamenti frequentano questo tipo di istituti. Questo a fronte di una forte differenza nella spesa per ogni studente rispetto agli atenei no profit. I college “commerciali” infatti spendono 2.659 dollari all’anno in costi di insegnamento per ogni studente iscritto, contro i 9.418 delle università pubbliche e i 15.289 dollari investiti da quelle private senza fini di lucro.
Se sull’altro piatto della bilancia mettiamo le tasse pagate dagli studenti, la situazione appare ribaltata. Il costo medio delle tasse di frequenza ad un college privato ammonta, al netto delle borse di studio, a 31.000 dollari, quello per frequentare un istituto privato senza fini di lucro si aggira sui 26.600 dollari, mente gli studenti che frequentano una università statale pagano mediamente 15.600 dollari.
Tutti gli Stati si dovrebbero chiedere se è etico fare profitti sullo studio dei ragazzi, questo dovrebbero chiedersi tutti in tutto il mondo.Non è accettabile, lo studio deve essere libero da logiche di profitto.Si incominci a costruire un vero mondo democratico, e le basi della democrazia siano fondate sul diritto umano di tutti di poter studiare, tutte le razze, tutte le religioni, tutte le condizioni economiche, tutte le età.Studiare è un diritto umano come bere l’ acqua o respirare.Chi ha voglia di fare soldi con attività imprenditoriali li faccia in altri settori non speculi sulle necessità delle persone.