Sempre più spesso i datori di lavoro si affidano alle informazioni trovate in Rete, per decidere di assumere o meno un eventuale candidato all’impiego che offrono. Così, per evitare che trascorsi sconvenienti possano ostacolare la carriera o alterare l’immagine dei neolaureati agli occhi di chi poi li deve ingaggiare, numerosi college degli USA stanno facendo ricorso a un metodo pensato proprio per aiutare gli studenti a controllare le proprie informazioni personali e a ripulire la reputazione on line.
Tra le università degli USA che si stanno facendo promotrici dell’iniziativa si segnala in particolare quella di Syracuse, che si trova nello Stato di New York. L’ateneo mira a ripulire la reputazione in Rete dei propri iscritti, fornendo un sistema on line che permette di elaborare un curriculum vitae a prova di Google e del proprio passato, indirizzando quello che è conosciuto come il motore di ricerca più utilizzato al mondo a una pagina profilo, che l’utente può aggiornare con informazioni e fotografie più attuali, oltre che più gradite.
Se inizialmente l’Università di Syracuse ha garantito tale possibilità ai soli laureandi, quest’anno – si legge nel sito Phys.org – ha stretto un accordo con la società competente perché tutti – laureati, iscritti ed ex studenti – possano usufruire del servizio senza costi aggiuntivi. Fino adesso sono 25mila le persone che vi hanno accesso. “Non riuscivo a prendere parte a uno stage, perché venivo scambiato per un trafficante di droga con lo stesso nome”, spiega il co-fondatore dell’iniziativa, Patrick Ambron, che aggiunge: “Non riuscivo nemmeno a ricevere risposte per via telefono, poi ho scoperto quale era il problema”.
I sistemi per ripulire la reputazione on line si stanno sempre più diffondendo negli atenei USA, dopo che numerosi studi hanno dimostrato che i datori di lavoro tendono a verificare l’attendibilità del curriculum vitae e l’identità dei candidati a un impiego attraverso il motore di ricerca Google. Un’indagine risalente al 2000, ad esempio, ha rilevato che quasi due aziende su cinque utilizzano siti di social networking per la ricerca dei candidati al lavoro, mentre l’11 per cento prevede di voler iniziare a farlo.
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