Gli uomini non capiscono le donne. Se molte l’avevano già intuito, tanto che il fatto è diventato uno dei più diffusi luoghi comuni, ora la conferma arriva dalla scienza. Lo ha dimostrato uno studio del dipartimento di Psichiatria dell’LWL University Hospital di Bochum, in Germania, ora pubblicato sulla rivista Plos One. In particolare, sembra che per il sesso maschile sia particolarmente difficile interpretare le emozioni femminili.
Per giungere a questa conclusione gli psichiatri tedeschi hanno esaminato ventidue uomini, di età compresa tra i 21 e i 52 anni. I volontari sono stati sottoposti a test di lettura dei propri processi mentali con risonanza magnetica. L’esperimento ha messo in luce come l’attività dell’amigdala negli uomini aumenti quando essi provano a comprendere le emozioni espresse da altri uomini, cosicché riescono a entrarci in empatia. Tutta un’altra storia quando da interpretare ci sono espressioni emotive delle donne: non si presenta la stessa attività cerebrale e l’obiettivo non viene centrato.
La comprensione reciproca tra uomini deriverebbe dall’associazione all’esperienza di un altro di ricordi affini del proprio vissuto, cosa che consente loro di decifrare la situazione. Dallo studio infatti è emerso che, mentre un uomo fissava lo sguardo di un individuo dello stesso sesso, si attivavano le aree del cervello deputate alle sensazioni e alle memorie del passato, come ippocampo e parte frontale della corteccia cingolata, oltre all’amigdala appunto, sede delle emozioni e dell’empatia. Invece, quando un uomo si trovava di fronte a una donna ciò non avveniva. In questo caso, hanno stabilito i ricercatori, l’uomo tenta di comprenderne le emozioni ricorrendo al ricordo di situazioni simili vissute con altre donne, e tutto si fa più complesso.
“Il nostro studio conferma che ci sono differenze di genere in alcune aree del cervello” ha sottolineato Henrik Walter, coordinatore e direttore della ricerca. Insomma, se le donne cercavano la dimostrazione scientifica che gli uomini non le capiscono ora ce l’hanno. Sapere che ciò è da imputare a limiti fisiologici e neurologici forse potrà aiutare a rimarginare qualche ferita del passato, ma per il tempo a venire che fare? Prendere la notizia come una consolazione, sapendo che in questo non c’è dolo, e abbandonare definitivamente ogni speranza?