Arrivano all’università semianalfabeti. Commettono errori di grammatica, ortografia e sintassi da terza elementare. Per non dire del loro lessico, quantomeno striminzito. Sono gli universitari italiani secondo gli oltre 6oo tra cattedratici e altri esponenti del mondo della cultura, che hanno firmato un appello rivolto al governo e al parlamento per salvare la nostra lingua. La quale paga il prezzo di un sistema scolastico in cui la necessità di svolgere programmi ormai praticamente onnicomprensivi già dal primo ciclo scolastico, mette in secondo piano l’acquisizione delle abilità di base. Così leggere, scrivere e far di conto sufficientemente bene, un tempo requisiti imprescindibili per poter progredire negli studi, non sono più considerati tanto fondamentali. E i risultati si vedono.
L’appello per sollecitare interventi mirati a risolvere un’emergenza tanto grave quanto scarsamente percepita sia dall’opinione pubblica sia dalla politica reca anche firme illustri. Tra coloro che l’hanno sottoscritto ci sono, ad esempio, docenti universitari come il filosofo Massimo Cacciari, lo storico Luciano Canfora e il sociologo e politologo Ilvo Diamanti, la scrittrice Paola Mastrocola, quattro rettori e numerosi membri dell’Accademia della Crusca.
A redigere il documento è stato il gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità. In esso si sottolinea con preoccupazione come una larga parte degli universitari non sia ormai più in grado di scrivere correttamente in italiano, legga molto poco e dimostri di avere difficoltà addirittura nell’esprimersi oralmente. Al punto che in diversi atenei si è reso necessario predisporre dei corsi di recupero di lingua italiana, per tentare per lo meno di mettere una pezza.
Ma questo non basta, perché il vero problema è a monte. Tant’è che l’appello contiene pure un’indicazione dettagliata delle possibili linee d’intervento per invertire la rotta e far sì che, grazie a un sistema che sia più rigoroso e selettivo nella verifica degli apprendimenti, al completamento delle scuole elementari si sia già in possesso di strumenti linguistici adeguati.
Il tutto per evitare che si continui come adesso. Oggi, infatti, uno dei principali compiti dei docenti universitari è correggere gli esami scritti e le tesi dei propri studenti. Nulla di nuovo, verrebbe da pensare. Del resto, è sempre stato così. Vero. Ma in passato erano i contenuti a finire sotto la lente d’ingrandimento, mentre oggi purtroppo in primo luogo è necessario concentrarsi sulla correttezza grammaticale e ortografica di ciò che è scritto.
Ma, visto il nostro sistema scolastico, si pensarà a risolvere la situazione magari aggiungendo nei licei altre ore di scuola oppure nell’essere solo più “rigidi” con i voti.
Prima capiamo che il nostro sistema fa acqua da quasi tutte le parti, meglio sarà.