All’Università di Kaposvar, in Ungheria, il rettore ha imposto un rigido dress code a studenti e studentesse. E loro hanno risposto con una protesta “alla Femen”, presentandosi nudi a lezione. Anche una professoressa sta con il gruppo che manifesta contro le nuove norme sull’abbigliamento da tenere in ateneo e si è spogliata a sua volta. Il tutto è stato documentato con tanto di video.
Niente gonne troppo corte, abolite le scollature vistose, stop a troppo trucco e profumo per le studentesse, vietati i pantaloncini corti e obbligo di tenuta scura e di presentarsi agli esami in giacca e cravatta per i maschi. Queste le direttive in fatto di abbigliamento che Ferenc Szávai, rettore dell’Università statale di Kaposvar, ha di recente emanato.
Il nuovo dress code stabilito dal rettore dell’ateneo ungherese ha però creato subito il malcontento generale, scatenando una protesta piuttosto particolare da parte di un gruppo di studenti e studentesse, che in questo sono stati appoggiati perfino dalla loro professoressa di dizione. I contestatori sono andati a lezione nudi, mentre la docente si è presentata in topless. Per diffondere la loro posizione nei confronti del nuovo codice di abbigliamento, il tutto è stato ripreso e affidato a Youtube.
Gli studenti e la professoressa che nelle immagini appaiono nudi non avrebbero commesso alcuna infrazione al codice di comportamento dell’università, come ha detto all’agenzia di stampa France-Presse uno dei giovani che ha partecipato alla protesta contro il rettore: “Eravamo vestiti in modo adeguato, ma l’aula era così calda che abbiamo tolto qualche vestito, come consentito”.
La protesta andrà avanti, promettono gli studenti. E, visto che il nuovo dress code dell’ateneo ungherese mette al bando anche infradito, capelli non pettinati e unghie non curate (con eccezioni particolari solo nei giorni più caldi dell’anno), lunedì il piano è quello di arrivare in aula in ciabattine e telo da spiaggia.
Veramente la prof era nuda e non in topless. Cmq bravi.
Finchè le università o alcune rimangono luoghi a strati invisibili ove ognuno si colloca dove meglio crede ovvero chi studia e si concentra e sviluppa capacità e competenze e chi ostenta e distrae. Tutti liberi , mi sembra giusto, ma per chi vuole davvero lavorare diventa solo un po piu difficile con treni di donne in minigonna attillate e profumate che defilano in biblioteca come in passerella……
Capisco la decenza, ma l’esagerazione no. A questo punto vietiamo l’ingresso pure ai brutti…