Le ultimissime novità scientifiche nel campo della lotta al cancro parlano italiano. Si deve infatti a un team di ricercatori dell’Università di Udine, diretto dal professor Gianluca Tell del Dipartimento di Scienze mediche e biologiche, l’individuazione di uno dei processi che portano alla farmacoresistenza delle cellule tumorali, cosa che consente loro di proliferare nell’organismo.
Pubblicato su Oncogene, importante rivista del gruppo editoriale di Nature, lo studio sulle cause della farmacoresistenza dei tumori è durato tre anni e si è svolto in collaborazione con la Clinica ematologica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine, l’Istituto di genetica di Udine, l’Istituto europeo di oncologia di Milano e la Stony Brook University di New York. La ricerca è stata finanziata dall’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e la squadra di ricercatori ha chiesto il rifinanziamento per altri tre anni, per proseguire il lavoro.
L’équipe dell’Università di Udine ha condotto la propria ricerca su un tumore particolare, la leucemia mieloide, ma i risultati potrebbero aiutare a mettere a punto nuovi cocktail di farmaci anche per altre forme di cancro, più aggressive e ad oggi meno curabili. Nello specifico, lo studio ha individuato in alcune forme di leucemia mieloide acuta il meccanismo responsabile della disfunzione molecolare della proteina Ape1, che contribuisce al processo di instabilità genetica, che si associa alle forme tumorali è che è alla base della tumorigenesi, ossia la proliferazione della malattia. Ed è servito a capire meglio attraverso quale processo alcune cellule tumorali diventino farmacoresistenti.
Nuovi farmaci selettivi, che abbiano questo meccanismo come bersaglio terapeutico, potrebbero riuscire a rendere le cellule tumorali più sensibili ai trattamenti: a questo scopo ha preso il via una collaborazione tra il team dell’Università di Udine, il National Chemical Genomic Center e i National Institutes of Health di Bethesda, USA. Tuttavia, come ha spiegato il professor Tell, bisognerà ancora attendere prima che le terapie in grado di evitare la farmacoresistenza dei tumori diventino effettivamente disponibili: “queste ricerche applicative, i cui risultati incoraggianti sono solo all’inizio, si prevede possano divenire trasferibili alla clinica non prima di una decina d’anni”.