Il panorama delle università telematiche italiane è in fermento. Dopo l’exploit delle iscrizioni, accentuate durante il periodo del Covid-19, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) sta preparando un decreto che introdurrà nuove regole per gli atenei online. L’obiettivo è quello di garantire una qualità maggiore all’offerta formativa che le università online mettono a disposizione e rivedere alcuni aspetti delle lezioni.
Quali sono le novità del Decreto Bernini?
Il Decreto Bernini, che prende il nome del ministro del MUR, porta numerose novità al mondo delle università telematiche, che necessitano di una regolamentazione più precisa e puntuale.
Tra i principali cambiamenti troviamo:
- Riduzione del rapporto numero studenti-docenti: al momento nelle università telematiche è molto squilibrato, dato che per ogni docente ci sono circa 380 studenti, mentre alle università tradizionali per ogni docente vi sono 28 studenti. L’obiettivo del decreto è ridurre il rapporto a 192 studenti per docente.
- Aumento delle lezioni in presenza del 20%: questo cambiamento mira a favorire l’interazione tra studenti e docenti al fine di creare un ambiente più proficuo.
- Lezioni in tempo reale: almeno il 40% delle lezioni dovranno essere erogate in tempo reale, ossia in diretta, per favorire la partecipazione attiva degli studenti.
- Controllo periodico dell’ANVUR: l’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca avrà il compito di controllare e monitorare l’attuazione del decreto da parte delle università telematiche, garantendo il rispetto delle nuove regole.
Sono giusti questi cambiamenti?
Il MUR ha ritenuto opportuno apportare cambiamenti alle regole delle università telematiche per soddisfare diverse esigenze che negli ultimi anni si sono venute a creare. Uno degli obiettivi primari è quello di garantire standard qualitativi delle offerte formative simili tra gli studenti delle università tradizionali e quelli delle università telematiche. Inoltre, nonostante vengano riconosciuti i benefici della didattica online, il MUR ritiene che svolgere lezioni in presenza sia necessario per la formazione universitaria.
Ovviamente il Decreto Bernini ha suscitato diverse reazioni nel mondo accademico, sia tra docenti che studenti. Molti di loro hanno accolto positivamente le nuove regole, ritenendole necessarie per aumentare il livello formativo e creare un ambiente equo tra gli alunni. Altri invece hanno criticato queste decisioni, temendo che le nuove regole possano limitare la flessibilità e l’accessibilità che caratterizzano gli atenei online, creando una situazione più complicata a chi vorrebbe conciliare lo studio con il lavoro.
Quale sarà il futuro delle Università Telematiche?
Le università telematiche si stanno preparando ad un’importante svolta. Con le nuove regole potremmo assistere ad un miglioramento dell’offerta formativa messa a disposizione, rafforzando automaticamente la reputazione degli atenei online. Tuttavia, è importante che questi cambiamenti non limiteranno eccessivamente la flessibilità ed accessibilità che caratterizzano la didattica a distanza, che rappresenta un vantaggio prezioso per molti studenti.
Il dibattito riguardo le nuove regole è ancora aperto. Questo decreto rappresenta solo il primo passo verso una regolamentazione precisa, però sarà anche necessario che il MUR si confronti direttamente con studenti ed atenei per trovare soluzioni che garantiscono le migliori scelte.
Se toglieranno gli esami online a favore di quelli in sede, tanto vale nemmeno iscriversi. Quando un qualcosa funziona bene in Italia, ecco che le caste iniziano a sbraitare. Vergogna!
Per favorire le solite caste di vecchi parrucconi l’Italia non uscirà mai dal medio-evo. Intanto il mondo va avanti.
Studente e Lavoratore
Dovrebbero spiegare nel decreto anche come si potranno mai conciliare le ore di lavoro con la didattica in presenza ovvero in diretta del 40%… dovrei tornare ad essere disoccupato….. a pensarci bene forse lo scopo del decreto Bernini è proprio questo, creare nuovi studenti disoccupati e quindi il consiglio sarà, “lasciamo perdere il lavoro e torniamo sui banchi di scuola”, magari si emanerà con decreto anche un nuovo sussidio per studenti ritornati disoccupati e poi via…. tutti mantenuti dallo stato per andare all’università…… 🙂
E’ innegabile che le lezioni ON LINE del professore puoi guardarle quante volte vuoi ed approfondire passaggi critici rivedendone gli spezzoni fino a quando un concetto non è completamente acquisito più tosto che dover rincorrere il Professore ammesso che questi sia disponibile e che uno studente che lavora abbia il tempo per farlo.
Siamo sempre alle solite in Italia è più importante foraggiare caste che vedere crescere talenti, innovare e rendere la cultura maggiormente fruibile ed accessibile.
Questi provvedimenti ritengo non siano in linea con l’idea di sviluppo e progresso che il governo Meloni tanto sbandiera e dispiace…. alle prox elezioni si valuterà tanta miopia.
Lasciamo studiare in pace queste persone volenterose che nonostante il peso del lavoro, hanno ancora le energie per studiare la sera per migliorare se stessi. Secondo me non ha senso ostacolare per uniformare con le uni tradizionali. Sono due cose diverse, ci sono pregi e difetti, e chi le frequenta questo lo sa, ma purtroppo non tutti possono permettersi di licenziarsi per studiare o prendere un aereo Catania-Milano per fare un esame
E’ una riforma che ignora totalmente la ragione d’essere delle Università telematiche, che è la liberazione dagli orari di lezione e dal traffico. Per rimediare alla mancanza di interattività e per garantire il dialogo alunno – docente la via giusta è di mantenere lezioni ed esami come sono ora, e garantire invece elevati livelli di assistenza personale a dubbi didattici. Il risparmio che le U. telematiche possono raggiungere con le lezioni registrate può essere impiegato in una seria attività di supporto degli studenti.
Ulteriore considerazione: nelle Università convenzionali per quasi tutti i corsi non è obbligatoria la frequenza, si può benissimo studiare da casa e poi andare all’Università il giorno dell’esame. Non si vede perché invece, con le telematiche, debba essere imposta la presenza (anche se online) al 40% delle lezioni.
L’Università on-line mi ha consentito di studiare di sera e di notte e di dare finora tredici esami con un buon profitto. Se richiederanno il 20 o forse 40% di lezioni in tempo reale per me sarà quasi impossibile potere continuare. Mi chiedo a chi giovi cambiare “un sistema” che sta funzionando molto bene. Per migliorare la qualità dell’apprendinento? Tutte palle, è il mondo del lavoro che seleziona le persone più capaci non certo il mondo universitario.
Io stavo pensando di iscrivermi, ma se queste sono le condizioni, non ci penso proprio.
Ciao Elena, ciò che hai letto è solo una proposta, fino a quando non ci sarà un Decreto le modalità non cambieranno. Quindi non farti intimorire e procedi tranquillamente 🙂