Carrozza minaccia le università telematiche: “Si cambia o si chiude”. Pochi insegnanti a tempo indeterminato, un numero esiguo di immatricolati e spesso un numero di lauree incongruo agli iscritti, uniti – in qualche caso – anche a problemi infrastrutturali: sono queste le principali carenze riscontrate negli atenei online (in tutto undici quelli esaminate dal MIUR).
Il quadro che emerge dopo sei mesi di lavoro di una commissione interna dedicata, tre riunioni, diverse audizioni, il parere del Consiglio degli studenti (Cnsu) e i dossier presentati a tal proposito dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario (Anvur) non è certo lusinghiero per le università telematiche del nostro Paese. Alla luce di questi dati, il ministro Carrozza avverte gli atenei interessati che, se non provvederanno a mettersi in regola, il loro destino sarà quello di chiudere.
Dopo questo lungo e duro lavoro di valutazione, le università telematiche risultano bocciate. E il ministro dell’Istruzione non fa loro sconti: “Basta alle deroghe“, ha dichiarato Carrozza, aggiungendo che d’ora in avanti, questo tipo di atenei “devono avere regole certe come le università tradizionali, devono seguire criteri stringenti per l’accreditamento e il reclutamento del personale docente”. Inoltre, ha proseguito il ministro, si devono “poter valutare, con gli stessi criteri validi per le università tradizionali, l’efficacia e l’efficienza dei corsi impartiti”. L’intenzione è fare tutto ciò già dal “prossimo piano triennale“.
Le università telematiche che presenteranno ancora troppe carenze – fa sapere Carrozza – non saranno più riconosciute dal MIUR, con conseguente rischio di chiusura per gli enti che perderanno la certificazione, i quali automaticamente diventeranno meno appetibili per gli studenti, non potendo più rilasciare titoli omologati dal ministero.
Per evitare che ciò accada, gli atenei online dovranno aumentare il numero di docenti con contratto stabile e accrescere l’attività di ricerca, oggi piuttosto scarsa. Ma si dovranno fronteggiare anche altri problemi, visto che per la commissione che si è occupata della valutazione della loro qualità “i laureati delle università telematiche hanno una minore preparazione rispetto ai laureati delle università tradizionali”. Sembrerebbe, infatti, che organizzino esami e diano crediti “non idonei a garantire il raggiungimento delle previste competenze”.
Quasi a ribadire le troppe carenze riscontrate nelle e-university, è interessante segnalare come nel corso del 2013 questi atenei abbiano richiesto l’accredito di ben 47 nuovi corsi di laurea, di cui l’Anvur ne ha fatti passare solo due. Altri corsi sono stati riconosciuti, invece, solo in seconda istanza, in seguito a sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. A tal proposito, una richiesta avanzata dalla commissione interna per la valutazione delle università telematiche è che “alcune tipologie di corsi non siano impartibili a distanza: non tutto si può insegnare su Internet”.
La situazione non è valida per tutte le telematiche e anche la commissione lo lascia intendere, ma hanno fatto il solito pastone, perché in Italia è difficile fare subito una giusta scrematura…
Questo per dirvi che alcuni di questi Atenei funzionano molto bene e dispongono anche di attrezzati laboratori (per la formazione in presenza), per i corsi ingegneristici che non hanno nulla da invidiare a quelli erogati dalle uni tradizionali.
Al riguardo della valutazione, si tratta proprio di una pagliacciata, è un semplice copia e incolla delle valutazioni e dei documenti esistenti. Questi signori non si sono neanche presi il disturbo di andare negli Atenei a sondare la preparazione e a verificare le sessioni di esame; hanno supposto tutto a tavolino, che tristezza…