Il nostro Paese non è in grado di garantire opportunità lavorative a tutti quelli che hanno conseguito una laurea, soprattutto in un periodo di grande crisi come quello che stiamo attraversando. Per questo motivo – secondo quanto riportato sul blog La nuvola del lavoro, ospitato sul sito del Corriere della Sera – l’Università Bocconi di Milano mira a collocare più giovani fuori dall’Italia: “Per il futuro vogliamo guardare all’estero, oggi – spiega il nuovo rettore, Andrea Sironi – solo il 20 per cento dei laureati trova lavoro fuori dal nostro Paese”. Da questo punto di vista, in effetti, il gap delle università è ancora alto: gli stage all’estero sono di numero largamente inferiore rispetto a quelli che si svolgono nel Bel Paese.
All’Università di Milano, ad esempio, i tirocini che l’anno scorso si sono tenuti all’estero sono stati 121 contro i 3.275 svolti in Italia (cioè meno del 4 per cento), mentre alla Cattolica la sproporzione è stata ancora più evidente: da gennaio scorso al 31 ottobre di quest’anno sono stati attivati 161 tirocini in territorio straniero contro i 9.200 italiani, appena l’1,75 per cento del totale. Per contro, il servizio relazioni internazionali di quest’ultimo ateneo fa sapere che nell’anno accademico 2011/2012 gli studenti che hanno cercato lavoro in un altro Paese sono 285 su 1.724, in altre parole ben il 16,53 per cento. Al Politecnico di Milano, invece, il rapporto è di 4.845 stage in territorio italiano contro i 251 oltreconfine.
Stesso gap si riscontra in altri atenei che si trovano fuori dai confini lombardi: alla Ca’ Foscari di Venezia i ragazzi che dal 2009 a oggi hanno avuto la possibilità di effettuare uno stage all’estero sono stati 1.074 su 6.456, nonostante la forte vocazione internazionale dell’istituto. Alla Luiss di Roma, nel corso dell’anno accademico 2010/2011, 200 stage su un totale complessivo di 1.349 si sono svolti all’estero sia presso istituzioni internazionali sia presso alcune multinazionali. Infine, alla Liuc di Castellanza, i tirocini fuori dall’Italia che si sono tenuti nel corso del 2011 sono stati il 5 per cento. In questa percentuale, però, non rientrano i neolaureati che trovano lavoro in multinazionali e che svolgono internship tra l’Italia e l’estero.
All’Università Sapienza di Roma, invece, le imprese internazionali sono contattate per mezzo del progetto Soul, che dà agli studenti l’opportunità di fare un’esperienza fuori dal proprio Paese e vede un numero sempre crescente di aziende coinvolte.
Meta preferita di queste esperienze non è solamente l’Unione Europea, ma sempre più neolaureati scelgono di fare i primi passi nel mondo del lavoro in Paesi dell’Estremo Oriente come Cina e Giappone, o Paesi emergenti come la Turchia e le nazioni dell’Est Europa. Tra le realtà che ospitano più stagisti la fanno da padrone ambasciate/consolati, istituti di cultura, società o camere di commercio.
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