All’Università di Lipsia, una delle più antiche d’Europa, d’ora in poi anche gli uomini saranno “professoresse”. Grazie a una decisione accettata da tutti, infatti, i titoli accademici all’interno di questo illustre ateneo tedesco saranno espressi solo al femminile. Adesso si dovrà dire – e scrivere – Professorin, Assistentin, Wissenschaftlerin o Rektorin, cioè professoressa, assistente (ma in tedesco il maschile e il femminile sono diversi), ricercatrice e rettrice.
In realtà, quella dei titoli accademici espressi al femminile non è una decisione degli ultimi giorni, ma la sua adozione, con il consenso della rettrice Beate Schuecking, risale allo scorso Aprile. Tale provvedimento può essere bocciato solo da un’obiezione del Ministero delle Scienze e dell’Istruzione dello Stato libero di Sassonia, e ciò dovrebbe avvenire entro un tempo massimo di sei mesi, cosa che sembra essere assai improbabile. Se tutto filerà liscio, l’Università di Lipsia stabilirà un primato europeo e mondiale, anche perché non risulta che siano mai state prese decisioni simili in altri atenei.
A proporre l’adozione dei titoli accademici al femminile presso l’Università di Lipsia è stato – in nome del diritto delle donne al potere – il docente di fisica Kosef Kaes: “È stata un’idea spontanea”, assicura il professore. D’altra parte in Germania, più che altrove, i tempi sembrano essere maturi per una definitiva equiparazione tra uomini e donne anche sul piano lessicale. Non bisogna dimenticare infatti che dal 2005 la Repubblica federale è governata dalla cancelliera Angela Merkel, che potrebbe passare alla storia non solo come la prima donna al comando della maggiore potenza europea e terza o quarta mondiale, ma anche come la prima donna che – con le elezioni politiche federali del 22 Settembre sempre più vicine – viene rieletta così tante volte.
All’Università di Lipsia quasi tutti sembrano accettare di buon grado la decisione di adottare titoli accademici solo al femminile. Solo pochi protestano, tra questi il giurista Herr professor Doktor Bernd-Ruediger Kern, che dichiara: “Questo è femminismo, una lingua che non fa bene al rigore del sapere e non porta contenuti buoni”. Piaccia o no, tuttavia d’ora in poi studenti e studentesse dell’Università di Lipsia dovranno dire “Buongiorno signora professoressa” anche ai docenti maschi.