Le università europee sono poco digitalizzate e troppo legate alle lingue nazionali, quindi non riescono a competere abbastanza nel mondo globale. Per invertire la tendenza hanno bisogno di più inglese e informatica. A dichiararlo è il commissario europeo per l’Istruzione, Androulla Vassiliou, che a tal proposito ha lanciato “Istruzione superiore europea nel mondo”, una strategia tesa a garantire che i laureati Ue acquisiscano le competenze internazionali necessarie per lavorare in qualsiasi parte del mondo e che l’Europa conservi la sua capacità di attrarre gli studenti non comunitari.
Per la Vassiliou, le università europee “devono agire in modo strategico per valorizzare la reputazione di cui gode l’Europa per la qualità dell’istruzione universitaria, devono promuovere la mobilità internazionale di studenti e personale, offrire piani di studi innovativi di prim’ordine e garantire l’eccellenza nell’insegnamento e nella ricerca”. Infatti, anche se con il tempo diversi atenei hanno instaurato solidi legami all’interno dei confini dell’Ue, a molti di essi “manca – ha sottolineato il commissario europeo – una chiara strategia per rafforzare i vincoli con i partner extraeuropei, situazione che necessita un cambiamento urgente”.
Per tutti questi motivi occorre che le università europee prevedano più corsi in lingua inglese e più informatica: solo così si favoriscono l’internazionalizzazione e la competitività di questi istituti a livello mondiale. Attualmente l’Europa attira il 45 per cento di tutti gli studenti internazionali, ma il futuro si preannuncia meno roseo, specie perché gli altri Paesi concorrenti stanno aumentando gli investimenti nell’istruzione secondaria.
Inoltre, come ha ricordato il commissario Vassiliou, risulta necessario che le università promuovano “una prospettiva internazionale in quell’85 per cento di studenti restio allo spostamento, affinché acquisisca le competenze internazionali necessarie in un mondo globalizzato”, preservando così la competitività dei giovani europei a livello mondiale.
Non solo più inglese e informatica, dunque. In quest’ottica, un ottimo propulsore degli scambi internazionali tra studenti e della cooperazione tra gli atenei europei sarà – a partire dal prossimo anno – Erasmus+, il nuovo programma dell’Unione europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Attraverso questo nuovo progetto saranno finanziati 135mila scambi di studenti e personale tra l’Ue e il resto del mondo, ovvero ben 100mila in più rispetto a quanto avviene con l’attuale programma Erasmus Mundus.