Il Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) dell’Università degli Studi della Tuscia, all’interno delle iniziative del Rome Technopole dell’Università La Sapienza di Roma, ha condotto una ricerca rivoluzionaria su un nanosensore organometallico per applicazioni di data-storage, che si distingue come il più completo studio di questo tipo in letteratura sul complesso [Fe(bpy)3]2+ in soluzione.
Il Team romano ha utilizzato il supercalcolatore del Dibaf per simulare e analizzare la stabilità di diverse configurazioni di struttura elettronica del complesso [Fe(bpy)3]2+ in differenti molteplicità magnetiche.
I nanosensori organometallici
I nanosensori Organometallici sono dispositivi o strutture su scala nanometrica che combinano proprietà chimiche organiche e metalliche per rilevare specifiche sostanze chimiche, ma anche cambiamenti ambientali o segnali biologici.
Questi nanosensori organizzano i materiali organometallici, ossia composti chimici che contengono lega,mi tra carbonio e metallo.
In questo importante studio si è voluto esplorare l’uso del complesso [Fe(bpy)3]2 (dove “bpy” rappresenta il 2,2′-bipiridina) come componente fondamentale per nanosensori organometallici con potenziali applicazioni nel data storage.
Studiare questi componenti ha fornito informazioni dettagliate sul comportamento del complessp in diverse condizioni, gettando le basi per il suo utilizzo come nanosensore e nella memorizzazione dei dati.
Dalle parole del Prof. Zazza: “L’idea innovativa del Prof. Sanna è di esplorare il questo sensore su scala molecolare al di fuori delle consuete strutture simmetriche ha aperto nuove frontiere per le nostre ricerche. Questo approccio ha richiesto algoritmi avanzati e una combinazione di tecniche spettroscopiche per comprendere in modo accurato gli elementi di struttura elettronica in grado di modulare il reale funzionamento di questo nanosensore.”
“I risultati del nostro studio non solo confermano l’efficacia della modellistica applicata, ma stabiliscono anche un nuovo standard per le future ricerche in questo campo nell’ambito dell’ecosistema del Rome Technopole con collaborazioni internazionali di alto profilo culturale”, conclude il Dr. Zazza.