In tempi di scelte per le aspiranti matricole, ecco un’altra classifica nostrana. Dopo quello della rivista specializzata Campus, anche il Sole 24 Ore diffonde oggi il suo ranking mettendo in fila i migliori atenei italiani. Diversi gli esiti: a primeggiare sono in questo caso i grandi politecnici, cui la guida di Campus dedicava una classifica a sé stante, ma in testa anche in questo caso troviamo gli atenei del Nord Italia. Il Politecnico di Torino, quarto lo scorso anno, scalza dalla vetta quello di Milano, che resta dietro di poco, mentre la maglia nera va alla Parthenope di Napoli.
Sul gradino più basso del podio troviamo l’Università di Trento, al quarto posto quella di Udine. Il Nord-Est si conferma dunque un’area di qualità per la formazione accademica e la ricerca, grazie anche allo Iuav di Venezia (sesto) e all’Università di Padova (decima), mentre Trieste – la migliore tra le università “medie” secondo Campus – segna il passo e scende al 19esimo posto. Tra gli atenei meridionali, capofila è il Politecnico di Bari che si incontra alla 26esima posizione. Un ranking a parte viene dedicato invece alle università non statali dove svetta il San Raffaele di Milano, seguito dalla Bocconi e dalla Luiss.
Anche la classifica del quotidiano di Confindustria incrocia una decina di parametri, dal rapporto docenti-studenti, al tasso di occupazione dei laureati, dalla disponibilità di fondi alla qualità della ricerca, ma non distingue le università in base al numero della popolazione studentesca. Grandi e piccoli atenei tutti insieme appassionatamente, dunque, e ad avere la peggio sono i primi: eccezion fatta per Padova, le maxi università con oltre 55.000 studenti (Bologna, Milano e Torino) galleggiano a metà classifica, mentre La Sapienza di Roma viaggia in acque meno felici, al 46esimo posto.
A questo proposito la discrasia rispetto alle classifiche internazionali appare evidente secondo il rettore de La Sapienza Luigi Frati, che difende a spada tratta l’ateneo romano: “Se le classifiche italiane non corrispondono a quelle internazionali, che in genere vedono La Sapienza e quella di Bologna prime tra le università italiane, allora c’è qualche problema”.