La segnalazione arriva dal Movimento Studentesco di Catania: la mailing list degli studenti dell’omonima università sarebbe stata usata per l’invio di materiale propagandistico a favore di una candidata alle elezioni regionali. Un utilizzo improprio di strumenti istituzionali e dati personali che, se confermato, si configurerebbe come un illecito lesivo della privacy.
Pare che il 17 settembre nelle caselle e-mail di moltissimi studenti – nonché docenti e personale amministrativo – dell’ateneo siciliano sia arrivata una mail che invitava a votare la candidata in questione, in corsa per l’UdC. Il mittente, che potrebbe essere il figlio della candidata stessa, si è servito dell’indirizzario dell’università in cui sono riportati i recapiti e-mail indicati dagli studenti in sede di iscrizione facendone un uso propagandistico. Il contenuto della missiva – un breve testo promozionale, la foto della candidata e il simbolo del partito che rappresenta – hanno però urtato la sensibilità dei destinatari, che si sono sentiti vittime di spam.
Il Movimento Studentesco Catanese ha dichiarato che denuncerà l’accaduto alle autorità giudiziarie. L’invio delle e-mail non è solo fastidioso, infatti, ma lede la privacy dei titolari degli indirizzi di posta, perciò sarà necessario accertare chi li abbia effettivamente utilizzati per l’invio propagandistico e come li abbia ricevuti. Sta di fatto che, sia in caso di conferimento illecito dell’indirizzario al mittente della mail sia in caso di trafugamento dello stesso, le informazioni di servizio contenute nel messaggio di posta elettronica evidenziano che esso è passato attraverso i server dell’università.
Le ipotesi che vedono un collegamento tra l’utilizzo dell’indirizzario e il marito della candidata, dipendente dell’università e stretto collaboratore del rettore, al momento non sono state verificate. Certo è che l’ateneo catanese non ha pace, poiché la spinosa faccenda emerge a ridosso delle polemiche per la nomina a consulente del fratello del rettore, placatesi in seguito alla sua dichiarazione che la prestazione di consulenza sarebbe stata gratuita.
Restano quindi confermati, al momento, solo l’utilizzo dei dati personali a scopo di propaganda elettorale e il disappunto dei destinatari, nonché la rabbia del Movimento Studentesco: se poi i responsabili dell’azione siano da ricercare tra il personale interno all’ateneo o si sia trattato invece di una violazione della sua rete informatica dall’esterno, starà ora alla Magistratura stabilirlo.
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