Che i geni possano essere in grado di predire l’ora della morte è notizia di soli pochi giorni giorni fa. Ma, secondo un team di ricercatori dell’Università della California, possono pure rivelare la nostra età biologica. L’orologio temporale e quello biologico, infatti, non sempre vanno di pari passo. Le donne, ad esempio, vivono più a lungo degli uomini mentre molti individui appaiono o si sentono più giovani rispetto ad altri della stessa età anagrafica.
Lo studio della San Diego School of Medicine dell’Università della California suggerisce che la nostra età biologica è scritta su alcuni marcatori molecolari che quantificano l’invecchiamento di geni e molecole. Questo potrebbe permettere in futuro non solo di determinare in maniera più precisa qual è il proprio livello di invecchiamento ma, probabilmente, anche di anticipare il trattamento di disturbi e malattie che potrebbero sopraggiungere all’aumentare dell’età.
Il segreto dell’età biologica è racchiuso nel processo di metilazione, un meccanismo chimico che attiva o disattiva i geni nel DNA. È proprio questo processo, che cambia negli anni, a far sì che per qualcuno il tempo scorra più velocemente che per altri e che “alcune persone di 70 anni – spiega Kang Zhang, coordinatore dello studio – sembrano averne 50, mentre altre a 50 anni sembrano averne 70”.
Identificare i marcatori e quantificare il tasso effettivo di invecchiamento con precisione nei soggetti presi in esame è stato impegnativo, poiché i fattori che influiscono su questo processo sono molteplici e tra questi figura, ad esempio, anche lo stress. Gli scienziati hanno condotto l’esperimento su 656 persone tra i 19 e i 101 anni di età e hanno scoperto che è possibile determinare l’età biologica con solo un campione di sangue.
I risultati, pubblicati su Molecular Cell, hanno dimostrato che “lo stato di metilazione decade nel tempo lungo l’intero genoma. Se si guarda nel corpo e nelle cellule dei giovani – precisa Zhang – la metilazione avviene molto distintamente in alcuni punti e non in altri. È molto strutturata. Nel corso del tempo, però, i siti di metilazione diventano più sfocati”. La scoperta del team dell’Università della California potrebbe essere applicata in medicina legale per determinare l’età di una persona solo sulla base di un campione di sangue o di un tessuto, oltre alla già citata possibilità di uso nella medica preventiva per individuare i cambiamenti dello stile di vita che potrebbero rallentare l’invecchiamento molecolare.
“Il passo successivo – sostiene Trey Ideker, direttore di Genetica presso la San Diego School of Medicine – è quello di cercare di vedere se la metilazione sia in grado di prevedere i fattori specifici per la salute, e se questo tipo di diagnosi molecolare sia migliore rispetto agli attuali marker clinici o fisici”.
Sicurezza Informatica: la collaborazione tra Unipa e Polizia Postale
Nel mondo in cui viviamo, la sicurezza informatica gioca un ruolo sempre più importante. Al fine di tutelare la privacy e tenere al sicuro i beni d...