Le associazioni studentesche dell’Università di Cagliari manifestano contro il loro Ateneo per una nuova sovrattassa che grava sugli studenti non in corso rispetto alla media degli esami sostenuti dai colleghi di corso, oppure studenti che non portano a termine nemmeno un esame nel semestre.
La rappresentanza degli studenti Unica 2.0 chiede così, con un sit-in di protesta, che la sovrattassa sia sospesa, in particolare a fronte delle “numerose criticità che rischiano di danneggiare migliaia di studenti”, riferendosi in particolare alla difficile situazione socio-economica di numerose famiglie.
Dall’ateneo fanno sapere che la sovrattassa è stata decisa come incentivo agli studenti al miglioramento del loro percorso formativo, specificando però in una nota ufficiale che l’Università di Cagliari ha attuato anche una serie di misure di esenzione che agevolano economicamente alcune categorie di iscritti. Le matricole che si sono diplomate ottenendo il massimo dei voti infatti non pagano le tasse universitarie del loro primo anno, così come i figli di cassintegrati e di lavoratori in situazione di disoccupazione – purché però abbiano risultati didattici meritevoli.
In realtà le due iniziative non sono ancora operative perché devono essere vagliate con il Consiglio degli studenti, ma l’Ateneo fa notare che “nell’ultimo anno circa il 30 per cento degli studenti in corso – circa 5.411 – ha goduto dell’esonero dal pagamento delle tasse e che la tassazione media è inferiore alla metà della media nazionale – circa 565 euro annui“.
E non solo, sempre l’ateneo sottolinea che, nonostante i tagli ai finanziamenti ministeriali, le tasse sono ferme da anni; come a dire che a fronte di varie agevolazioni sembra ragionevole un sovrattassa sugli studenti meno meritevoli.
Finora dunque l’Ateneo non è intenzionato a cancellare la sovrattassa, ha però deciso di spostare i termini per il pagamento rinviandoli al 30 giugno, cioè successivamente alle elezioni di rinnovo dei rappresentanti degli studenti, così da non suscitare strumentalizzazioni.
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ovviamente ormai in questo paese (non merita neanche la maiuscola)l’andamento prevede solo un diktat: colpire i più deboli. (come si fa a pretendere che i figli di cassaintegrati e disoccupati con la drammatica situazione lavorativa attuale abbiano risultati didattici meritevoli??? ma questi sanno cosa significhi vivere nell’incertezza totale???)buffoni….servi dell’europa.
personalmente, vedo decine e decine di studenti che fanno finta di studiare: danno due esami all’anno, magari pure male, pretendendo pure che lo Stato (cioè le tasse dei cittadini) paghi la loro università.
io credo che il diritto all’istruzione sia sacrosanto, ma è giusto che lo Stato paghi per coloro che davvero si dedicano allo studio. per chi ha l’università come un hobby, non devono pagare le tasse dei cittadini.
la riforma Gelmini ha toccato tante cose, ma non ha provato a fare due o tre cose semplicissime:
– non ti puoi iscrivere al 2° anno se nel primo non hai “guadagnato” almeno il 50 o 60% dei crediti (e così via per gli anni successivi)
– dopo due bocciature consecutive a un esame lo studente viene invitato a cambiare corso di laurea (è una cosa che si fa in Germania, per esempio, e negli USA)
sono idee che troveranno aspre critiche da parte degli studenti, ma credo che alla fin fine farebbero bene anche a loro.
La battaglia dei fuoricorso contro l’illegittimità dell’Ateneo cagliaritano
“AAA cercasi sponsor di legalità”
Esiste una prassi nel nostro Ateneo: aggirare le leggi e costringere gli studenti a fare ricorso nei tribunali amministrativi. E’ da due anni che gli studenti f.c. di Cagliari lottano nei tribunali amministrativi contro le decisioni assunte dal Rettore e dal Senato Accademico nei loro co…
nfronti. La lotta è iniziata due anni fa quando il rettore Giovanni Melis, a seguito dei decreti ministeriali di riforma dei finanziamenti alle università, decise che chi non si fosse laureato entro aprile 2012 sarebbe dovuto decadere dagli studi perdendo lo status di studente e tutta la sua carriera, anche se alla fine del percorso di studi. A seguito di questa decisione gli studenti ricorsero al TAR Sardegna e al consiglio di stato riuscendo a dimostrare di fatto l’illegittimità dei provvedimenti rettorali. Un sospiro di sollievo per aver salvato anni di sacrifici, di lavoro e di studio. Ma ecco attuarsi la prassi. Nel luglio 2012 il rettore emana il Manifesto degli studi A.A. 2012/2013. Gli studenti non sono più a rischio decadenza ma di passaggio obbligato ai nuovi ordinamenti. Si tratta di fatto una decadenza mascherata perché questo vorrebbe dire nuovi corsi da seguire, un notevole incremento del numero di esami, ulteriori anni di università e costi non sostenibili. Gli studenti, dall’analisi di detta norma hanno ravvisato diversi motivi di illegittimità. Innanzitutto la decisione del rettore contrasta nettamente con le disposizioni nazionali, in particolar con con il D.Lgs. 270/2004 (Decreto Moratti) che stabilisce che le università assicurano la conclusione dei corsi di studio e il rilascio dei relativi titoli, secondo gli ordinamenti didattici previgenti, agli studenti già iscritti alla data di entrata in vigore dei regolamenti stessi. Inoltre è in palese contrasto con la sentenza del consiglio di stato (del 02/02/2012 n.201200590) e con quella del Tar Sardegna del 12 marzo 2008 su un’analoga situazione concernente gli studenti di Farmacia dell’Università di Sassari. Si prospetta dunque un autunno caldo anche per l’Ateneo cagliaritano perché gli studenti non si faranno affossare da quest’ennesimo tentativo, alquanto maldestro, di violare le norme sovraordinate che disciplinano il settore Università nonchè la recente pronuncia nel merito del Consiglio di Stato. A giorni verrà presentato al Tar sardegna un nuovo ricorso contro l’ateneo .
In merito poi alla continua necessità di dover ricorrere contro l’Ateneo si porrà all’attenzione del procuratore regionale della Corte dei Conti l’intera vicenda al fine di valutare se, dal reiterarsi di una condotta illeggittima ne possa derivare un danno sia dal punto di vista economico, che d’immagine dell’Università degli Studi di Cagliari.
I fuori corso dovranno mettere nuovamente mano al portafoglio per vedersi riconosciuto un diritto che già la legge riconosce loro e in questo momento di crisi economica, di aumento delle tasse universitarie e di difficoltà occupazionale, soprattutto in una regione depressa come la nostra, non è cosa da poco.
Gli studenti lanciano un appello a chiunque ritenga che si stia commettendo un’ennesima ingiustizia nei loro confronti. Nello specifico l’appello intitolato “AAA cercasi sposor di legalità” è rivolto ad aziende, studi professionali, privati che in qualunque modo vogliano contribuire economicamente all’imminente ricorso che verrà presentato contro l’Ateneo di Cagliari.
Andrea Murru, Stefano Abis, Sara Erriu, Fabio Murgia