Il golpe bianco del premier ungherese Viktor Orban preoccupa l’Europa e tutto l’Occidente democratico, il parlamento ha adottato infatti la nuova Costituzione che decreta una severa svolta autoritaria per il Paese. Numerose sono le limitazioni dei diritti civili – tra cui quello alla libertà d’espressione – oltre alla riduzione drastica dell’autonomia delle università: gli studenti sono costretti a rimanere in Ungheria dopo la laurea per un periodo lungo quanto il corso che hanno frequentato e subiscono il divieto di cercare lavoro all’estero.
La Costituzione ungherese ha avuto fin dall’inizio un percorso difficile: adottata nell’aprile 2011 è entrata in vigore nel gennaio 2012, suscitando subito le critiche internazionali, ed è stata presto modificata dalla Consulta – con forti pressioni dell’UE – per tentare di ridurre la linea autarchica e antidemocratica impressa da Orban – premier nazionalpopulista ed euroscettico.
Lo scorso 5 Marzo poi il Parlamento non ha più esitato e ha votato a favore di emendamenti che hanno cambiato 14 delle 45 pagine della Costituzione. La proposta è arrivata formalmente da un deputato dell’Unione civica ungherese – in sigla Fidesz, partito di maggioranza parlamentare, conservatore e cristiano, membro del Partito popolare europeo – ma è stato palese il volere del premier Orban che ha esautorato così la Consulta da ogni potere esecutivo, impedendole di contestare quei decreti legge già bocciati dai giudici supremi ed entrati a far parte ora a tutti gli effetti dei principi costitutivi del Paese.
L’Università ungherese, il diritto allo studio dei giovani e la loro libertà di movimento oltre i confini nazionali ne escono fortemente lesi. Oltre alla limitazione dell’autonomia delle università, che deriva in parte dalla cancellazione o dalla restrizione di una serie di diritti civili tra cui la libertà d’espressione e di opinione, una delle modifiche più gravi apportate è quella all’articolo 7, che prevede che gli studenti beneficiari di borse di studio pubbliche firmino dei contratti che impediranno loro di cercare lavoro fuori dai confini nazionali. Vale a dire che lo studente dovrà risarcire lo Stato lavorando obbligatoriamente in Ungheria per un periodo lungo almeno quanto il corso di laurea frequentato, in alcuni casi fino a dieci anni. Se violeranno tale legge gli studenti dovranno ripagare le spese degli studi superiori finanziate dallo Stato.
Non sono servite a nulla le proteste di piazza, i richiami di Bruxelles e quelli della Casa Bianca, oltre alle accuse dell’opposizione al Governo. Tantomeno ha avuto effetto l’appello inviato alla Commissione e alla Corte di giustizia UE dai dissidenti ungheresi e da numerose ong in sostegno dei diritti umani violati dalla nuova Costituzione. Anche i costituzionalisti hanno alzato la voce contro la svolta autoritaria.
Parallelamente la deriva del sistema economico e sociale del Paese è evidente. Il fiorino ungherese ha toccato la peggior quotazione degli ultimi anni, l’economia è in recessione e secondo i recenti dati europei la disoccupazione giovanile è ai massimi livelli: la situazione del mercato del lavoro ungherese risulta infatti la peggiore di tutta Europa insieme a quella greca.