Ultimatum per i ricercatori alla Statale di
Milano, dove come negli altri atenei italiani i
ricercatori avevano chiesto il rinvio dell’anno accademico in segno di protesta contro riforma e tagli. Alla fine il
rettore ha detto no. Le lezioni dovranno iniziare entro e non oltre il
15 ottobre. Così ha deciso il Senato accademico dell’ateneo lombardo in una mozione votata a maggioranza nella quale si fa esplicito riferimento al fatto che le facoltà devono mettersi nelle condizioni di far partire i corsi entro le prossime due settimane.
Una posizione tanto più importante – quella del rettore della Statale
Enrico Decleva – se si pensa che quest’ultimo è anche il presidente della
Crui, Conferenza dei rettori delle università italiane, e che quindi il suo ultimatum a ritornare all’ordine avrà un influenza decisiva sull’
atteggiamento che i rettori italiani decideranno di adottare nelle prossime settimane nei confronti dei ricercatori indisponibili alla didattica.
In altre parole si ripete lo scenario già visto qualche settimana fa con l’
ultimatum dell’Università di Bologna ai ricercatori, poi ritirato dal rettore per le critiche ricevute. Sta di fatto che se i rettori decidono che i corsi devono partire, e i ricercatori continuano con lo
sciopero bianco della didattica, il barile sarà scaricato sulle spalle dei
presidi che alle strette finiranno per sostituire i ricercatori con docenti esterni a contratto e sottopagati. A meno che, continuano a ripetere i ricercatori, il Governo non prenda in seria considerazione le controproposte sul disegno di legge Gelmini avanzate dal mondo della ricerca universitaria.