Ogni mese sarebbero oltre 1.500 gli studenti stranieri di stanza in Inghilterra che vengono segnalati agli uffici immigrazione di Sua Maestà per dubbi sulla regolarità dei loro visti. Troppi, secondo l’organizzazione Manifesto Club, dal momento che a segnalarli alle autorità sono gli stessi professori e funzionari delle università, che sarebbero spinti dalla normativa a spiare gli studenti e segnalare qualsiasi minimo sospetto, danneggiando i rapporti sociali tra staff e studenti e limitando l’autonomia di questi ultimi.
Secondo i dati diffusi nel rapporto “Students Under Watch” dal gruppo, impegnato in una campagna contro l’iperregolamentazione della vita quotidiana, sarebbero 27.121 gli studenti stranieri segnalati dalle autorità accademiche tra marzo del 2009 e agosto del 2010. Una cifra che rappresenta più del 10 per cento dei giovani che raggiungono la Gran Bretagna per motivi di studio che sono in totale circa 228.000. Tra questi tre quarti provengono da Paesi fuori dall’Unione Europea.
E i dati alimentano un dibattito piuttosto acceso sul ruolo dei docenti rispetto ai controlli dei visti. “I professori non possono essere considerati agenti delle dogane – spiega Josie Appleton, direttore del gruppo Manifesto Club – e non dovrebbero essere costretti a spiare i propri studenti per denunciarli in caso di minimo dubbio sulla regolarità dei loro documenti”. Una posizione su cui si allineano anche i docenti, attraverso la segretaria del sindacato nazionale Sally Hunt che sostiene la necessità di intesa e complicità tra gli studenti e i loro insegnanti, un clima che questi provvendimenti mettono chiaramente a rischio”.
Ma dall’Ufficio immigrazione britannico la risposta non si fa attendere: “C’è stato un ampio abuso dei visti di studio e per troppo tempo – commenta un portavoce – Sono in corso cambiamenti radicali per rendere in sistema più rigoroso e affidabile e ci aspettiamo che gli insegnanti e i membri delle università che ospitano gli studenti stranieri siano in prima linea per i controlli necessari“. In realtà gli atenei hanno un pesante “incentivo alla delazione”, ovvero il dovere di segnalare i casi sospetti, pena la perdita della possibilità di reclutare studenti stranieri (e di incassare le loro tasse). Molti atenei addirittura monitorano gli studenti attraverso le carte magnetiche usate per muoversi attraverso i campus e gli spazi dell’ateneo.
E tuttavia una commissione per gli affari interni lancia un monito al governo: la stretta eccessiva sugli studenti stranieri potrebbe costare all’economia nazionale oltre 3 miliardi e mezzo di sterline, in mancati introiti tra tasse e consumi, come già sta accadendo in Australia.