Nella guida alle 116 università del Regno Unito, The Complete University Guide 2012, le posizioni cambiano anche ai livelli più alti. Così se l’Università di Cambridge rimane al primo posto, quella di Oxford scende invece al terzo, battuta dalla London School of Economics and Political Science.
È la prima volta dunque, dal 2000, che Oxford e Cambridge non condividono le prime due posizioni e anche in quell’anno a indietreggiare nella classifica è stata Oxford che lasciò il posto all’Imperial College di Londra. In ogni caso Bernard Kingston, principale autore della guida, ha sottolineato che le università ai primi tre posti offrono effettivamente una formazione accademica ai massimi livelli, spiegando che la London school of economics ha una gamma di corsi più ridotta di Oxford e che ha registrato un tasso maggiore di laureati occupati.
A livello nazionale le prime 10 università sono dunque Cambridge, London School of Economics, Oxford, Imperial College di Londra, Durham, Warwick, St Andrews, University College di Londra, Lancaster e Bath. Nella classifica sono entrate anche nuove università; l’Università di Glasgow è apparsa infatti al 17° posto e quella di Leicester al 19°, sostituendo rispettivamente l’Università di Sussex – scivolata al 21° posto – e la Scuola di studi orientali e asiatici – scesa dalla posizione 15 alla 30.
Il ranking delle nuove università invece è rappresentato al 45° posto dalla Oxford Brookes University, mentre l’Università che più di tutte ha scalato posizioni – dalla 21 alla 82 – è quella del Bedfordshire.
I fattori con cui è costruita la classifica sono numerosi e prestabiliti in modo preciso, tra questi c’è la soddisfazione degli studenti, la valutazione della ricerca accademica, le norme stabilite per l’ingresso, la spesa sostenuta per i servizi universitari e quella per i servizi agli studenti, le prospettive di lavoro per i laureati.
È interessante notare che sulle posizioni della tabella influisce in modo significativo l’impatto della crisi economica che incombe sulle prospettive occupazionali dei laureati. “Per i laureati- ha spiegato Kingston – il mercato del lavoro rimane di difficile accesso e questo si riflette nella classifica”. Evidentemente dunque alcune università hanno avuto più successo di altre nell’adattarsi alle nuove condizioni.
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