A poche ore dal test di ammissione a Medicina 2014, già infuriano le polemiche. Molte le irregolarità segnalate dai candidati e riportate da Unione degli universitari (UDU) e Rete degli studenti, che hanno già inviato un esposto alla Procura della Repubblica. Dal Codacons, invece, è arrivato l’annuncio di un nuovo ricorso al Tar del Lazio, per la presunta incostituzionalità del numero chiuso.
Per il test di ammissione a Medicina 2014 UDU e Rete degli studenti hanno organizzato un tweet mob con gli hashtag #stopaltest e #nonumerochiuso, e come negli anni scorsi hanno distribuito alle aspiranti matricole, fuori dalle aule che ospitavano la prova, una guida. A queste iniziative si è affiancato il lancio di un’app per smartphone per segnalare situazioni sospette, errori e presunte irregolarità in tempi rapidissimi. E le segnalazioni non sono mancate: domande sbagliate, procedure errate e perfino una presunta manomissione del plico all’Università di Bari, su cui sta indagando la Digos.
Quest’ultimo caso potrebbe avere esiti non soltanto locali, ma nazionali. UDU e Rete degli studenti hanno depositato un esposto in Procura, assistiti dall’avvocato Michele Bonetti, che dichiara: “non è solo una questione penale, c’è in ballo l’annullamento dell’intero concorso nazionale. La circostanza è gravissima, altri concorsi per molto molto meno sono stati annullati. Ci aspettiamo dal ministero e dall’Università di Bari una risposta responsabile”.
Ma le associazioni studentesche non solo le uniche a chiedere al Ministero dell’Istruzione l’eliminazione del numero chiuso. Il Codacons ha già annunciato di avere in preparazione un ricorso collettivo al Tar del Lazio, cui potranno partecipare tutti gli studenti che non supereranno i test di ammissione a Medicina e Veterinaria compilando un apposito modulo sul sito dell’associazione. I motivi? Non solo l’anticipazione delle prove d’accesso ad Aprile, che penalizzerebbe i ragazzi che stanno preparando la maturità, ma l’incostituzionalità del numero chiuso stesso.
In particolare, l’accesso programmato violerebbe gli articoli 35 e 97 della Costituzione, negando uguaglianza e principio di imparzialità. Giuridicamente, secondo il Codacons, per la legge che ha introdotto il numero chiuso in Italia (la n. 264/99) sussistono questioni di legittimità costituzionale e di compatibilità con la normativa UE. Altri Paesi d’Europa, per garantire alti standard da parte degli studenti di Medicina, permettono a tutti di iscriversi, ma prevedono un esame di sbarramento alla fine del primo anno di università, basato su quanto studiato nei dodici mesi.
Riporto un mio intervento su LA STAMPA
11/04/2014
Medicina, test e professione
giovanni savignano*
Il problema dei posti si pone sia per la facoltà di medicina che per le lauree brevi delle professioni sanitarie tecnico-infiermeristiche. Ogni università ha pochi posti disponibili, e molti restano fuori. In tanti si chiedono: come si può decidere in due ore se uno può fare il medico, l’infermiere, il fisioterapista? Ma, visto che la normativa europea prevede un numero programmato, rapportato in pratica alle strutture, ai laboratori, ai posti letto… non basta solo denunciare con cadenza annuale, occorrono delle proposte.
Io stesso, come altri, ho scritto sull’argomento come si potrebbe fare una selezione «giusta»: per esempio una prova in più sedute e selezionare cercando di capire se una persona è predisposta a stare con l’ammalato, valutare cosa pensa della malattia, della sofferenza, dei malati in coma, dei portatori di handicap; scoprire la capacità al colloquio e alla socializzazione, la conoscenza dei principi della bioetica oltre che naturalmente il curriculum di studi. Alcuni studenti scelgono queste facoltà perché garantirebbero il posto di lavoro. Poi capita che si rendono conto di non essere adatti e abbandonano, intanto tra gli esclusi ci sono quelli che desideravano intraprendere queste professioni perché convinti. I medici che si specializzano hanno lo stesso problema – numero chiuso – ci sono medici adatti alla ricerca e al laboratorio e non adatti al contatto col malato, bravi a fare i dirigenti e non a comunicare coi familiari, pertanto, essendo pochi i posti per ogni Specializzazione, alcuni accettano qualunque branca, anche non gradita, pur di specializzarsi. Tempo fa lessi in un comunicato di studenti l’esempio di un’altra Nazione europea dove tutti possono iscriversi al 1° anno ma devono sostenere un numero di esami per passare al secondo. Sta poi emergendo un altro problema: gli studenti esclusi che sono iscritti in Università europee desiderano trasferirsi in corso d’opera presso le Università italiane convenzionate; sorge il giudizio sui crediti conseguiti e sui posti da rendere liberi in Italia. Urge una seria riflessione.
* medico, Avellino