Dall'Università di Stanford arriva Twitch, l'app che aiuta la ricerca
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Dall’Università di Stanford arriva Twitch, l’app per aiutare la ricerca. Il crowdsourcing veloce via smartphone

da | Feb 2014 | News | 0 commenti

Dall’Università di Stanford arriva un’app per aiutare la ricerca. Si chiama Twitch e consente di partecipare a progetti di crowdsourcing attraverso il proprio smartphone. Il meccanismo è semplice e richiede pochi secondi: basta rispondere, ogni volta che si accende il proprio telefonino, a brevissimi quesiti. Un modo per mobilitare migliaia di persone, alleggerendo il lavoro dei ricercatori.

Il crowdsourcing è una forma di partecipazione ‘dal basso’ a progetti scientifici, culturali o sociali e si basa su contributi volontari. Il progetto di crowdsourcing più famoso è probabilmente Wikipedia, l’enciclopedia online creata con contenuti inseriti degli stessi utenti. Lo stesso sistema può essere molto utile per la ricerca scientifica, che non viene condotta dai volontari, ma alla quale essi danno un importante ausilio impegnandosi a svolgere determinati compiti, meno ‘delicati’ ma pur sempre fondamentali.

Prima della nascita di Twitch, per partecipare a progetti di crowdsourcing gli utenti erano costretti a dedicare molto tempo, trascorrendo ore davanti al computer, scaricando software, effettuando registrazioni e login. Il che spesso portava inevitabilmente alla noia e all’abbandono. La nuova app sviluppata dall’Università di Stanford, invece, semplifica enormemente la partecipazione dei volontari. Per collaborare a una ricerca scientifica bastano pochi secondi per volta e uno smartphone Android.

Il funzionamento di Twitch è semplice. L’app sostituisce la schermata di blocco del telefonino e propone un quesito ogni volta che lo si vuole utilizzare. Domande alle quali è velocissimo rispondere, giurano gli sviluppatori dell’Università di Stanford. Secondo le loro stime, la più complessa della piattaforma fa perdere all’utente 1,4 secondi per accedere al proprio smartphone. Niente di straordinario rispetto al secondo che si impiega in media per uno swipe.

I compiti assegnati vanno dalla conferma di un’informazione di Wikipedia alla scelta tra fotografie per decretare la migliore, al dare informazione sul traffico e simili. In sole tre settimane di vita Twitch ha già fornito più di 11mila risposte ai quesiti posti, anche perché consente di far diventare l’aiutare la ricerca avvincente come un videogame.

Chiunque può porre tramite Twitch un quesito per il proprio progetto di ricerca e già si vocifera che molte aziende siano più che interessate all’app per potenziare il proprio marketing. Ma la squadra che l’ha messa a punto ha le idee piuttosto chiare: nessuna versione commerciale in programma e un utilizzo limitato a progetti con fini scientifici o sociali. Almeno per il momento.

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