L’Università di Berkeley riscopre la propria anima battagliera e il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump non sembra prenderla molto bene. L’ateneo californiano, che negli anni Sessanta divenne il simbolo dell’attivismo studentesco e un avamposto della cultura hippie, ha recentemente rispolverato la sua storica vis polemica. Peccato che Milos Yiannopulos, esponente dell’estrema destra americana contro il quale si sono sollevate le contestazioni, sia un collaboratore di Breitbart News Network, sito web di cui il consigliere strategico di Trump, Steve Bannon, è stato amministratore delegato prima di divenire il coordinatore della campagna elettorale del tycoon newyorchese.
Per via delle proteste, l’intervento di Yiannopulos presso l’ateneo è stato annullato. La reazione del presidente è stata rapida e poco conciliante. In puro stile Trump, isomma. In un tweet pubblicato sul suo profilo personale, TheDonald ha scritto: “Se l’U.C. Berkeley non permette la libertà di parola e pratica la violenza nei confronti di persone innocenti con un diverso punto di vista – NIENTE FONDI FEDERALI?”.
La minaccia del presidente è piuttosto grave, perché l’Università di Berkeley fa parte della rete delle University of California, dieci atenei pubblici – tra cui vi è anche l’University of California-Los Angeles (UCLA) – che sono il fiore all’occhiello del sistema di istruzione statale a stelle e strisce, oltre ad avere un enorme prestigio anche a livello internazionale. E che dipendono in parte proprio dai fondi provenienti da Washington.
Il tweet di Trump, inoltre, tra le righe accusa l’ateneo di tradire sé stesso. Esso, infatti, fa riferimento alla storia di Berkeley, che divenne famosa nel mondo nel 1964, quando i suoi studenti diedero vita al Free Speech Movement (Movimento per la libertà di parola) per contestare l’espulsione degli elementi più politicizzati dal campus.
Non è possibile dire se la minaccia si concretizzerà o meno. Benché sembri poco probabile che si taglino i fondi a un ateneo tra i più blasonati d’America – che vanta tra i suoi docenti, ex docenti ed ex studenti ben 72 premi Nobel, 20 premi Oscar, 11 premi Pulitzer e svariate decine di altri riconoscimenti di assoluto rilievo – il presidente Trump ci ha rapidamente abituati a decisioni che vanno oltre quello che ci si potrebbe normalmente attendere.