Solo 8 milioni di euro contro i 17 che sarebbero necessari: sono questi i fondi disponibili per coprire la prima rata delle borse di studio in Piemonte, sufficienti a coprire appena il 50 per cento degli aventi di diritto. Ecco i motivi della protesta che ieri ha visto scendere in piazza a Torino numerosi studenti davanti alla sede del Consiglio regionale del Piemonte.
“Meritocrazia senza borse di studio = democrazia senza diritto di parola”, si legge sullo striscione di testa del corteo, partito ieri mattina da Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino, e ha raggiunto Palazzo Lascaris, dove alcuni studenti sono rimasti in sit-in. Una protesta alla quale si è presto saldata anche quella dei precari della Regione e degli esponenti del Comitato Emergenza Cultura.
Il taglio dei fondi disponibili per le borse di studio, combinato al boom delle immatricolazioni, fa sì che siano sempre di più gli studenti che, pur avendo diritto ad un sostegno non potranno vederselo erogare. Si calcola infatti che gli esclusi saranno circa 7.000. Le domande presentate all’Edisu (Ente regionale per il diritto allo studio) sono state 14.510 (1500 in più rispetto all’anno scorso) e di queste 12.317 hanno i requisiti in regola per ottenere l’idoneità. Negli anni scorsi complessivamente i fondi stanziati ammontavano a 24 milioni (tra prima e seconda rata), sufficienti a coprire quasi 11.000 domande.
Quest’anno però non solo aumentano le richieste, ma aumentano anche i fuori sede (la cui borsa ha un peso maggiore, a causa del contributo cui avrebbero diritto per l’affitto) anche grazie alla forte spinta all’internazionalizzazione. Sul totale degli aventi diritto (oltre 12.000), 8.000 sono fuori sede e tra questi 2.800 sono cittadini extra Ue. Ma ora sono moltissimi gli studenti meritevoli, ma economicamente sprovvisti, che dopo aver raggiunto l’Italia e Torino per studiare potrebbero trovarsi a Natale senza borsa e senza contributo per l’affitto.