Un test del sangue aiuterà a prevedere il rischio di infarto
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Il rischio di infarto si potrà prevedere con un test del sangue

da | Dic 2014 | News | 0 commenti

In futuro basterà un semplice test del sangue per predire se un individuo è a rischio di infarto. La possibilità di sapere in anticipo se avremo o meno un attacco cardiaco è legata alla scoperta che nel plasma di molti di coloro che sono destinati a questo evento infausto è presente una molecola di grasso, un monogliceride, direttamente legata alla comparsa della malattia coronarica (coronaropatia). L’importante scoperta si deve a un gruppo ricercatori dell’Università di Uppsala (Svezia), dell’Istituto Karolinska di Stoccolma e della Colorado State University (USA), sotto la direzione di Erik Ingelsson. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos Genetics.

La malattia coronarica è dovuta al restringimento delle arterie coronarie a causa dei depositi di grassi sulla loro parete interna. Il restringimento riduce il flusso del sangue e fa aumentare le possibilità che si formi un coagulo il quale, bloccando l’arteria, può causare un infarto.

La scoperta che i futuri malati di coronaropatia abbiano in comune la presenza nel proprio sangue di un monogliceride è arrivata a seguito di test su 3.600 individui di varia etnia e status sociale. Le analisi sul sangue dei volontari sono state effettuate con i più moderni macchinari e lo studio ha avuto un follow-up di 10 anni, pertanto i risultati sono da ritenersi particolarmente affidabili e il fatto che in un futuro prossimo il rischio di infarto possa essere previsto in anticipo è molto più di una speranza.

Oltre alla presenza del monogliceride, in tre gruppi di volontari gli studiosi hanno identificato anche due molecole di grasso (lisofosfatidilcolina e sfingomielina) che, invece, riducono il rischio di sviluppare la malattia coronarica. Dopo aver scoperto che si può prevedere il rischio di infarto attraverso un test del sangue, gli studiosi sono adesso al lavoro su esperimenti volti a verificare se il monogliceride abbia un ruolo causale nello sviluppo della coronaropatia. Se così fosse, da qui si potrebbe partire per sviluppare nuove e più efficaci terapie preventive.

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