Nonostante le rassicurazioni del ministro Gelmini rispetto alla necessità di aumentare le tasse segnalata dall’Ocse, sono molti gli atenei italiani che ritoccano al rialzo le rette universitarie per l’iscrizione al prossimo anno accademico. Se dunque l’Alma Mater di Bologna ha comunicato che non ci sarà alcun aumento, non fa lo stesso l’ateneo di Genova, dove è in programma una manovra da 1 milione di euro, mentre aumenti sono stati approvati anche dalle Università del Sannio, del Molise e della Valle d’Aosta.
L’Università di Genova ha varato nelle ultime ore una manovra che si tradurrà in un aumento della retta a carico degli studenti. L’incremento oscillerà tra i 13 e i 210 euro, in base al reddito Isee, e colpirà gli iscritti alle facoltà di Lettere, Scienze della formazione, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Economia e Scienze infermieristiche. Ma l’incremento – assicurano i vertici dell’ateneo – sarà distribuito a tutte le facoltà per investire nei servizi degli studenti.
Da Nord a Sud, complici anche i tagli sul Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), il trend appare generalizzato, ma c’è da dire che gli aumenti riguardano in molti casi atenei dove il livello delle imposte era al di sotto della media nazionale, sono proporzionati alle fasce contributive e non sono comunque “esponenziali”, come in Inghilterra, dal momento che resiste il vincolo per cui l’introito tributario non può superare il 20 per cento dell’Ffo (sempre più spesso ignorato).
In Valle d’Aosta, ad esempio, l’aumento del 15 per cento sulle imposte è stato approvato anche dai rappresentanti degli studenti all’interno del consiglio di amministrazione. Le rette per gli studenti iscritti alla triennale passeranno qui da 711 euro a 815, confermandosi al di sotto della media nazionale. Il 30 per cento degli studenti, tuttavia, gode ogni anno di borse di studio con esenzione totale e riduzioni (fino al 100%) sono previste anche in base al merito per le matricole diplomate a pieni voti.
Anche l’Università del Sannio l’aumento delle rette per il prossimo anno accademico sarà stemperato da una diminuzione degli importi per le fasce di reddito più basse e da un incremento dello sconto per merito. Stessa formula, a quanto pare in Molise, dove l’ateneo regionale si adegua ai livelli di tassazione delle altre università della federazione a cui aderisce con Puglia e Basilicata. Qui le fasce contributive passeranno da tre a sette, per distribuire gli aumenti secondo un criterio di progressione, mentre salta la sovrattassa a carico dei fuoricorso, fatto salvo il principio del merito.