Più dei due terzi delle università inglesi che hanno reso noto in questi giorni l’ammontare delle tasse di iscrizione per il prossimo anno, hanno evidentemente scelto la strada del massimo aumento consentito dalla recente e contestata riforma del governo. Ciò si traduce, nella gran parte dei casi, in una triplicazione delle quote che gli studenti dovranno versare per iscriversi all’università nel 2012.
La retta annua si aggirerà così tra le 6mila e le 9mila sterline (10.227 euro), e spuntano già alcune statistiche che rivelano che la spesa degli studenti per il triennio sarà maggiore di 48.500 sterline, includendo sia i costi di iscrizione che i costi degli alloggi.
Il Times Higher Education, la prima rivista britannica sulla formazione universitaria che annualmente stila la classifica dei migliori atenei, ha comunicato sul suo sito le informazioni e le elaborazioni sui dati forniti dagli atenei inglesi sull’aumento delle tasse, calcolando una media di più di 8 mila sterline di tasse annuali previste per il 2012-2013.
La lista tuttavia verrà costantemente aggiornata, perché in tutti quei casi in cui le rette si alzeranno al di sopra delle 6 mila sterline, interverrà l’Office for fair access (agenzia di promozione e salvaguardia dell’accesso all’istruzione superiore) per dare o no il via libera, e si sottolinea inoltre che sono riportate quote che non tengono conto di eventuali programmi di aiuti finanziari o borse di studio per gli studenti con reddito basso.
Gli studenti full-time potranno infatti usufruire di agevolazioni e supporto finanziario in diverse forme, dai prestiti che coprono l’intero costo delle tasse, prestiti per far fronte alle spese di affitto o borse di studio per cui non verrà richiesta la restituzione delle somme. C’è da dire però che queste agevolazioni sono previste al momento in via esclusiva per gli studenti del triennio, mentre chi intende specializzarsi o fare un master rimarrà a bocca asciutta.
Il problema è che i professori universitari guadagnano troppo, se guadagnassero come dei normali impiegati si risolverebbe tutto (guadagnare più del primo ministro mi sembra una cosa assurda).Poi, altra cosa, la contabilità dei costi degli atenei dovrebbe essere ripartita in maniera diversa.I costi delle infrastrutture dovrebbe essere imputata agli enti locali, i costi della ricerca imputati al governo ed alle imprese che ne usufruiscono, ed infine agli studenti imputati solo i costi della didattica, che potrebbe essere pagata durante l’ attività lavorativa, non necessariamente durante gli anni di studio.Telle le Università del mondo dovrebbero adottare questo nuovo modello di ripartizione dei costi.Inoltre usare nella didattica nuove tecnologie che permettono di ridurre il carico di lavoro dei professori ed aumentare il numero di studenti da seguire, ed introdurre le verifiche solo scritte agli esami.