Il sonno porta consiglio: pare che il vecchio detto abbia più che ragione. A dimostrarlo, uno studio dei ricercatori di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, pubblicato in anteprima sulla rivista specializzata Hippocampus. Secondo la ricerca, dormendo la nostra memoria si consolida grazie all’attività dell’ippocampo e a beneficiarne è in particolare la percezione dello spazio.
Le memorie spaziali sono strettamente connesse all’attività elettrica dell’ippocampo durante il sonno. Questo è ciò che ha dimostrato lo studio sperimentale portato avanti da ricercatori di Psicologia della Sapienza di Roma, dell’Ospedale Niguarda (Milano), delle università di Bologna e dell’Aquila e della canadese Calgary University. La conferma scientifica che, da qualche punto di vista, è più che vero che il sonno “porta consiglio”.
L’esperimento condotto ha comportato l’esplorazione da parte dei pazienti di un ambiente virtuale, fino a crearne una mappa cognitiva perfetta all’interno della quale muoversi. In seguito, è stato effettuato il monitoraggio dell’attività elettrica di ippocampo e corteccia cerebrale durante il sonno e, infine, è stato condotto un nuovo test di navigazione spaziale al risveglio. Così i ricercatori hanno scoperto il legame tra le frequenze lente dell’attività elettrica dell’ippocampo e il consolidamento delle memorie legate allo spazio, con una correlazione pressoché perfetta durante il sonno NREM.
La scoperta dei ricercatori coordinati dall’Università La Sapienza viene dopo un lungo periodo di studio sistematico dei comportamenti dell’ippocampo durante il sonno, e potenzialmente apre nuove strade per ottimizzare i processi di apprendimento.
Ci attenderanno training delle capacità spaziali per migliorare il sonno e di conseguenza l’efficienza della nostra memoria? Per ora gli studi sembrano confermare l’importanza del sonno – la cui carenza causerebbe, secondo uno studio dell’Università di Uppsala, danni al cervello. E quell’antica saggezza popolare che vede in una bella dormita l’arma migliore per riprendere attività che richiedono uno sforzo mentale e mnemonico. Se l’ultimo capitolo ripassato proprio non vuole saperne di entrarvi in testa, perciò, non resta che riposarsi un po’. Altro che chi dorme non piglia pesci!