Che il trend dei lavoretti ‘atipici’ fosse in crescita, era già abbastanza chiaro. Tra gli studenti e sopratutto le studentesse è in aumento la tendenza ad offrire prestazioni sessuali o serate da accompagnatrici per guadagnare quel che serve per condurre una vita priva di stenti e pagare le tasse universitarie.
Quello che suona come una novità è invece il fiorire di siti di incontri online esplicitamente dedicati a Sugar Daddies e Sugar Babies. Tradotto: signori anzianotti benestanti in cerca di giovani disposte a fare da accompagnatrici o altro in cambio di denaro.
Ad approfondire il fenomeno attraverso una inchiesta è l’Huffington Post, che ha intervistato alcune delle studentesse iscritte e gli amministratori dei siti più famosi di dating. “In questi ultimi anni, il numero di studentesse e studenti universitari che si sono iscritti al nostro sito è esploso – ha dichiarato Brandon Wade, il fondatore 41enne di Seeking Arrangement”. Dei circa 800 mila iscritti, Wade ha stimato che il 35 per cento è rappresentato da studenti: “Il target studentesco è uno dei segmenti più significativi delle nostre “sugar babies” e il numero cresce costantemente”.
Il sito dà la possibilità agli studenti che utilizzano un indirizzo mail universitario (.edu) di registrarsi sulla piattaforma, di avere un account premium e di avere un timbro stampato sul proprio profilo con la scritta “Studentessa Sugar Baby”, una sorta di “sigillo di garanzia”, una “Lolita” patentata insomma.
Un altro elemento altrettanto curioso è il “marchio di fabbrica”. Wade ha infatti definito il suo sito come servizio per relazioni di mutuo soccorso (mutually beneficial relationships), e a suo dire si tratta di un servizio molto utile in un momento storico di difficoltà economica in cui gli studenti devono rinunciare all’università per i costi eccessivi dei debiti con lo stato o le banche.
“momento storico di difficoltà economica in cui gli studenti devono rinunciare all’università per i costi eccessivi dei debiti con lo stato o le banche”? accostare tutto questo a prestazioni sessuali? MA CHE SCHIFO!! Vi pare che questi rientrino tra i “lavoretti atipici”!? -.-
Un sito dedicato al mondo dell’università non può utilizzare un siffatto tono nell’affrontare questo scandaloso trend, una leggerezza di scrittura come se si stesse parlando delle solite ripetizioni di latino…
Sorvolo sugli errori di ortografia, ciò che mi preoccupa è il sistema valoriale che traspare dall’articolo, chi vi legge è spesso un ragazzo/a giovane e talvolta parzialmente influenzabile da certe mentalità: non mi pare corretto presentare quasi come normalità la svendita del proprio corpo.
Un saluto
Gentile Cristina, sono pienamente d’accordo con il suo sdegno nei confronti di una pratica purtroppo molto diffusa, vale a dire la prostituzione delle studentesse per mantenersi agli studi. Dissento invece dalle sue critiche al nostro lavoro giornalistico: abbiamo semplicemente riportato (e sottolineando che erano “curiose”) le parole di questo tal Wade, che giustifica il suo lavoro con assurdi riferimenti alla crisi economica.
Non concordo nemmeno sulle critiche al tono e allo stile di scrittura: non è compito del cronista fare prediche o arringhe contro chicchessia e non ritengo affatto che dal testo traspaia un sistema valoriale negativo.
Ad ogni modo mi auguro che continui a seguirci con attenzione e spirito critico. Avere lettori come lei ci è molto utile a interrogarci su come facciamo il nostro lavoro.
Cordiali saluti
Raffaele Lupoli
direttore Universita.it