La maternità rappresenta un grosso impegno per una donna che lavora o che studia. Conciliare libri ed esami con allattamento e pannolini da cambiare è un’impresa non da poco. Per non parlare delle ulteriori spese che vanno ad aggiungersi a retta e testi universitari. Allora spesso non rimane che dedicarsi al bebè e abbandonare gli studi. A meno che un ateneo sensibile non metta in campo una strategia di sostegno a favore delle sue iscritte “neomamme” e, per par condicio, dei suoi iscritti “neopapà”.
Per limitare gli abbandoni, molto frequenti tra gli studenti che diventano genitori, l’Università di Trieste attiverà dal prossimo mese di novembre un servizio di sostegno psicologico che aiuti a far convivere l’essere mamma e papà con l’essere studenti. Raffaela Brumat, psicologa dell’università triestina, spiega che nella sua esperienza spesso quello che manca a questi giovani, soprattutto mamme, è un sostegno non tanto materiale quanto motivazionale, per invogliarli a portare avanti parallelamente le due esperienze.
Il servizio messo a punto dall’ente per il diritto allo studio di Trieste, l’Erdisu, con il contributo del Servizio Pari opportunità della Regione Friuli Venezia Giulia, è dedicato anche alle future mamme e non solo a chi abbia già avuto un bambino. Possono accedervi tutti gli iscritti alle università di Trieste e di Udine-polo di Gorizia, chi frequenta la Sissa e il Conservatorio Tartini di Trieste.
Una volta contattato il centro, si ha la possibilità di frequentare un corso di formazione finalizzato proprio a organizzare e pianificare il percorso di studi in modo da conciliarlo con il menage familiare. Il corso, aperto a mamme, papà e “aspiranti tali, è completamente gratuito e prevede un servizio di baby sitter per tutto il periodo in cui gli studenti-genitori sono impegnati nel seguire le speciali lezioni.
L’auspicio di Raffaela Brumat è che oltre alle studentesse madri vi prendano parte anche mamme magari con più figli e più grandi di età che decidano di riprendere gli studi universitari. Non a caso, spiega la psicologa dell’ateneo triestino, nell’esperienza fatta finora a ricorrere al servizio sono studentesse già iscritte da qualche anno, con un’età media di 26-27 anni.