Si chiamava Francesco Pinna e aveva 20 anni il giovane ucciso dal crollo del palco che stava montando per il concerto di Jovanotti in programma questa sera a Trieste. Studiava all’università, ma forse aveva accettato quel lavoro per mettere insieme qualche spicciolo come fanno in tanti. Un lavoro da due soldi, come quelli che tantissimi studenti fanno tutti i giorni in ogni parte d’Italia, per pagarsi gli studi fuori sede o anche solo le spese quotidiane, l’affitto, il motorino. Magari un viaggio.
E invece la vita di Francesco si è fermata lì, sotto quel palco, quando il giovane triestino è stato travolto insieme a una decina di colleghi dalla struttura metallica alta una decina di metri, che stava montando al PalaTrieste. L’enorme parallelepipedo di tubi improvvisamente è collassato, accartocciandosi e travolgendo gli operai che vi lavoravano, per cause ora al vaglio degli inquirenti. Pinna è morto sul colpo, mentre un altro membro dello staff sarebbe ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cattinara.
Solo ieri sera l’ultimo post di Francesco su Facebook, oggi la sua bacheca è invasa dai tantissimi messaggi di commiato degli amici, mentre lo stesso Jovanotti annuncia il suo dolore su Twitter: “Questa tragedia mi toglie il fiato e mi colpisce profondamente. Un tour è una famiglia e si lavora per portare in scena la vita e la gioia”. Data annullata e tour sospeso per il cantante di fronte alla tragedia che ha visto un ragazzo morire sul lavoro a vent’anni, in un settore troppo spesso senza regole secondo la Slc/Cgil.
“Sono chiaramente da stabilire le cause del crollo – dichiara il sindacato in una nota – compito che spetta alla magistratura. A noi rimane la sensazione che, in questo settore, troppo spesso i lavoratori vengano chiamati con una sostanziale leggerezza e disattenzione per l’applicazione delle norme sulla sicurezza (per non parlare delle tutele sindacali e contrattuali) e gli incidenti sono scongiurati solo dalla professionalità dei tecnici e dalle maestranze di scena coinvolti. Cosa che chiaramente può venire meno quando vengono chiamati ragazzi inesperti sottopagati e sfruttati”.