L’università deve stare al passo con la tecnologia. Parola di Lord Mandelson, Segretario di Stato del Regno Unito, che in un recente discorso tenuto presso la Camera dei Lord ha ribadito l’importanza di alcuni punti per migliorare il sistema universitario britannico.
Prima fra tutti la necessità di investire in programmi di alto livello nel campo delle nuove tecnologie, della scienza, dell’ingegneria e della matematica. Solo così, secondo Mandelson, l’accademia potrà costituire davvero un ponte tra studio e lavoro. In che modo? Il Lord inglese propone una serie di strategie.
Secondo Mandelson le università britanniche dovrebbero inserirsi in un contesto di competitività scientifica, puntando sulla formazione di alti profili, validi per il mercato. In secondo luogo, le stesse aziende dovrebbero non solo investire nella programmazione didattica degli atenei, ma anche impegnarsi a promuovere le eccellenze.
Inserendosi in un contesto altamente tecnologico, secondo il Segretario di Stato britannico, le università diventerebbero per gli studenti un mezzo di sostegno all’ingresso nel mercato del lavoro. E questo non solo per quanto riguarda gli sviluppi successivi alla carriera universitaria, ma anche per quel che concerne gli anni di studio stessi. Mandelson propone infatti l’università part-time. Vale a dire un sistema accademico in grado di consentire agli studenti di lavorare e studiare insieme.
Insomma, per il Segretario britannico investire nella tecnologia significherebbe soprattutto trasformare l’università da luogo di conoscenza con una vita propria a un apparato industriale fortemente condizionato dal mercato produttivo. Adottando queste misure, ha spiegato infatti Mandelson nel suo discorso, l’università diventerebbe a tutti gli effetti una risorsa per la crescita economica