Ricercatori scendono dai tetti, ma la protesta continua
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Stop alla protesta sui tetti. “Ora sciopero in bianco”

da | Dic 2010 | News | 0 commenti

L’avevano chiamata “piazza dell’università libera” ed era sul tetto della facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza. In quel punto panoramico della Capitale, sfidando la pioggia, la neve e il freddo, si sono “asserragliati” 35 giorni fa studenti e ricercatori per protestare contro la riforma dell’università.
Dalla “piazza” esposta ai quattro venti avevano costantemente lanciato appelli “informati” su quelle che ritengono le conseguenze dannose della legge Gelmini, anche attraverso lunghe e dettagliate “lezioni” trasmesse su Youtube direttamente dal tetto.
Ora finalmente la decisione di lasciare il punto più alto dell’edificio, dove tante persone del mondo della cultura, dello spettacolo e della politica li avevano raggiunti in segno di solidarietà e per ascoltarne le ragioni. “Scendiamo dal tetto ma non smettiamo di protestare contro la legge Gelmini” spiegano ora i rappresentanti della Rete 29 Aprile, l’associazione che ha dato vita alla contestazione pacifica e colorata durata oltre un mese.

Il ritorno all’interno degli atenei sarà infatti caratterizzato da una sorta di sciopero in bianco. I ricercatori torneranno a svolgere le loro mansioni ma applicando rigidamente il dettato normativo.
Ciò significa che non terranno lezioni agli studenti, cosa che fino a un mese fa facevano normalmente e senza percepire un compenso per l’attività didattica prestata.
“Gli studenti sono con noi – spiegano i ricercatori in agitazione -: sono consapevoli che subiranno ulteriori disagi ma al tempo stesso sanno che la responsabilità di questa situazione è della politica”. Questo costringerà i docenti a raddoppiare le loro ore di lezione, e gli atenei a rimodulare radicalmente orari e sessioni d’esame. Si prevedono dunque aule strapiene e tutti i disagi cui prima della riforma poneva rimedio il lavoro volontario dei ricercatori.
A questo si aggiungerà presto il “vuoto” creato dai 7.000 pensionamenti per anzianità e dai prepensionamenti che è ancora difficile stimare. “L’avevamo detto e ridetto durante l’iter di approvazione della legge – spiegano ora dalla Rete 29 Aprile – La situazione non potrà far altro che precipitare”.

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