Grande successo per l’Italia all’Intel Global Challenge 2013, concorso mondiale per start up innovative che da 9 anni si tiene all’Università di Berkeley. Delle 23 imprese giunte quest’anno in finale nella Silicon Valley, infatti, due provenivano dal nostro Paese: SEM+ e Tensive sono riuscite a giungere alla fase conclusiva della competizione alla quale hanno preso parte 18mila start up provenienti da 60 Paesi.
L’Intel Global Challenge è una vetrina importante per le start up e anche un’occasione per entrare in contatto con i più grandi venture capitalist e investitori della Silicon Valley, ricevendo anche preziosi consigli. Dal 2005, anno della sua istituzione, la competizione – iniziativa congiunta di Intel e dell’UC Berkeley Lester Center for Entrepreneurship – mira a motivare i giovani imprenditori a sviluppare tecnologie innovative, modelli di business attuabili e a portare i risultati della ricerca universitaria sul mercato.
Il premio per il vincitore assoluto dell’Intel Global Challenge 2013, che ammonta a 50mila dollari, è andato a un progetto cileno, denominato “Mobile monitoring station”. La start up sudamericana propone l’inserimento di sensori portatili all’interno delle giacche utilizzate in alcune industrie, nelle miniere in primis. Ma l’Italia non ha sfigurato e, grazie al risultato raggiunto da SEM+ e Tensive, l’edizione di quest’anno può essere considerata da record. Già la fase europea, tenutasi a Dublino, era stata un successo, tanto che il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza aveva deciso di celebrare l’evento incontrando a Roma a inizio estate i protagonisti.
Oltre alla visibilità che spetta a tutti i finalisti, Tensive – spin off della Fondazione Filarete – si è anche aggiudicata il premio “Hardware and computing” per la sua tecnologia per la ricostruzione ossea e dei tessuti adiposi attraverso la produzione, grazie alla stampa 3D, di biomateriali vascolarizzabili. Sem+, invece, start up nata dai laboratori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’IIT di Genova, è arrivata in finale per il prototipo di uno schermo flessibile, che traduce la pressione delle dita in un algoritmo dal quale ottenere comandi per diverse applicazioni. Si tratta del primo schermo touch con la dimensione della profondità e il progetto ha già raccolto un finanziamento da 50mila dollari dall’acceleratore “Plug and Play”.