Università di Bologna, su Facebook spunta lista nera dei professori
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Facebook, spunta una ‘lista nera’ dei professori dell’Università di Bologna. La procura apre un fascicolo conoscitivo

da | Gen 2014 | News | 0 commenti

“Spotted: Unibo. Qualche docente usa e abusa dei suoi rapporti di potere o fa lezioni inaccettabili? Segnalacelo”. Così si presenta su Facebook la pagina aperta dal collettivo Hobo dell’Università di Bologna con l’intento di segnalare comportamenti sgraditi da parte dei professori, nata solo due giorni fa. Ma già ieri la procura di Bologna ha aperto un fascicolo conoscitivo sulla pagina che vuole stilare una ‘lista nera’ dei docenti. Per il momento, non ci sono né ipotesi di reato, né indagati.

Lista di proscrizione per alcuni, metodo per smascherare comportamenti inappropriati da parte dei docenti per altri: il web e gli studenti dell’Università di Bologna si dividono sulla pagina ‘Spotted: Unibo’. L’idea è nata, spiegano gli attivisti del collettivo, dopo un’assemblea aperta di Scienze Politiche il 21 Gennaio scorso, e ha fatto proprio lo slogan piuttosto deciso share your barone”, letteralmente “condividi il tuo barone”.

E, per questa iniziativa che rischia di mettere alla gogna i docenti che finiranno nella ‘lista nera’, non mancano in bacheca, a fianco ai complimenti – per i già 500 “mi piace” e l’attenzione da subito destata nei media – le critiche. C’è chi considera la pagina destinata alle denunce “un metodo fascista”, e chi è scettico sui mezzi con cui si solleciteranno i professori dell’Università di Bologna segnalati a cambiare atteggiamento.

Anche perché, prima di lanciare la ‘lista nera’ su ‘Spotted: Unibo’, solo qualche settimana fa proprio i membri del collettivo Hobo avevano condotto una protesta piuttosto forte contro un docente di Scienze Politiche, Angelo Panebianco. Il motivo era stato un editoriale, a tema immigrazione, pubblicato sul Corriere della Sera, e la reazione una scritta a vernice rossa sulla porta dell’ufficio del professore: “Panebianco cuore nero”.

Un episodio che aveva forse allertato le forze dell’ordine di Bologna, tant’è che la Digos ha subito individuato la neonata pagina Facebook del collettivo bolognese e ha trasmesso una nota in procura, dove è stato aperto un fascicolo, per il momento, come ha spiegato il procuratore aggiunto Valter Giovannini in conferenza stampa ieri pomeriggio, soltanto conoscitivo, cioè privo di indagati e ipotesi di reato.

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