Fino a qualche giorno fa, a causa di un emendamento al decreto sulla spending review approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, si prevedeva un aumento delle tasse universitarie solo per i fuoricorso. Adesso, invece, spunta un’altra novità: il rincaro varrà, con grande probabilità, anche per tutti gli studenti al passo con gli esami. Dal 2013-2014 e per i primi tre anni, però, gli aumenti per chi è in corso e ha un reddito inferiore a 40 mila euro lordi non dovranno oltrepassare l’inflazione.
Il nuovo maxi emendamento presentato dal governo va a confermare le misure stabilite da quello che l’ha preceduto: per i fuoricorso, infatti, è previsto un aumento delle tasse universitarie del 25 per cento se in possesso di redditi familiari fino ai 90 mila euro lordi l’anno, del 50 per cento per quelli fino ai 150 mila e addirittura del 100 per cento per chi supera i 150 mila euro. In realtà, questi ultimi non sono tanti in Italia: dichiarano un reddito di tale portata solamente in 30 mila.
“Con il testo che avevamo proposto noi, gli studenti che erano al passo con gli esami – spiega Paolo Giaretta, relatore del Pd per il decreto sulla spending review – avevano la garanzia di non vedersi aumentare le tasse. Adesso questa garanzia non c’è più». Morale della fiaba: tutti gli studenti rischiano di pagare una quota maggiore. Un’ipotesi che era stata già presa in considerazione dal governo la settimana scorsa, ma che poi ha lasciato il posto a una misura più meritocratica, cioè aumentare le tasse solo a chi è “fuori tempo”.
Il provvedimento è stato dettato dalla grave difficoltà economica in cui versa l’università italiana. Proprio in ragione della gravità della situazione, che dipende anche dal progressivo calo del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università (FFO) negli ultimi anni, sembra che sia il Ministero dell’Economia sia la Ragioneria generale dello Stato abbiano pressato affinché per tutti gli studenti fosse previsto un aumento e non solo per i fuoricorso.
Tuttavia, secondo quanto stabilito dal decreto sulla spending review, almeno fino al 2016, chi ha un reddito al di sotto dei 40 mila euro può reputarsi salvo. Dopodiché, toccherà alle università decidere cosa fare. Intanto, giunge notizia che grazie a un nuovo emendamento dei relatori è stato annullato il taglio dei finanziamenti alla ricerca, pari a 30 milioni di euro, previsto per quest’anno.
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