Da alcuni giorni la ricerca italiana è in fermento. La notizia dello studio di Cinzia Daraio, che sostiene la tesi dell’inesorabile declino della ricerca in Italia, ha aperto il dibattito sull’argomento. In un’intervista la Daraio sosteneva in particolare il crollo del numero di pubblicazioni, dodicimila in meno all’anno.
Ma Giuseppe De Nicolao, professore ordinario alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia, sostiene l’erroneità dell’affermazione: “Da circa un anno mi interesso di valutazione della produzione scientifica internazionale e non ho mai visto un calo del 20% in un anno della produzione scientifica di una nazione”, ha commentato.
La fonte dei dati forniti dalla Daraio è il Web of Science (WoS) della Thomson Reuters. Insieme al database di Scopus (Elsevier), il WoS è la fonte standard da cui vengono ricavate le statistiche sulla produzione scientifica delle nazioni. Le due fonti non danno risultati identici e non c’è unanimità su quale considerare più affidabile. Tuttavia, su dati aggregati esiste una forte correlazione tra i risultati forniti da Scopus e WoS.
Il professore ha definito quantomeno “strani” i numeri indicati dalla ricercatrice. Così li ha confrontati con i dati messi a disposizione da Scimago, agenzia di ranking scientifico che elabora veri e propri ranking basati sui dati di Scopus e li rende liberamente consultabili in rete.
In essi non c’è alcuna traccia di tracollo nel raffronto tra 2009 e 2008. Sia i documenti che i documenti citabili crescono dal 2008 al 2009, come pure la percentuale di documenti italiani sul totale mondiale che, anzi, raggiunge il massimo di tutti i tempi (3,41 per cento). I numeri forniti da Scimago sono decisamente maggiori di quelli della Daraio. Per fare un esempio lei parla di 52.496 articoli nel 2008, mentre la tabella di Scimago riporta 62.393 documenti citabili.
Da uno studio ingeneristico di De Nicolao è emerso un ritardo di registrazione, per cui l’ultimo anno disponibile nel database considerato dalla Daraio non comprende almeno il 10% degli articoli che a regime risulteranno pubblicati in quell’anno, perciò i dati da considerare completi sono solo quelli fino al 2008.
Per convalidare la congettura che la Daraio abbia usato un dato non assestato, De Nicolao ha ricostruito la data in cui ha interrogato il database. In rete è disponibile una versione preliminare dell’articolo la quale è datata 14 dicembre 2010. Figure e tabelle sono uguali a quelle dell’articolo in stampa su Research Policy. Inoltre, nella versione del dicembre 2010 è citata un’altra precedente versione, presentata in un convegno tenutosi nel luglio 2010. Sembra pertanto che i dati relativi al 2009 siano stati ottenuti tramite interrogazioni eseguite nel 2010, con alta probabilità di ottenere risultati parziali.
Il professore conclude dunque condividendo sì la drammatica situazione della scienza in Italia ma non il forte crollo avvenuto, secondo gli studi della ricercatrice, nel 2009. “Le dinamiche della produttività scientifica sono più lente e stiamo ancora sull’onda di una crescita dovuta ai tanti che hanno lavorato e lavorano con dedizione ed entusiasmo. Difficile dire se potrà durare a lungo”, ha però concluso.
Ma di che state parlando? Nel paper di Moed e Daraio non c’è mica il dato del 2009: l’ho letto tutto e semplicemente quel dato NON ESISTE. Vi invito anche voi a leggerlo per bene, prima di scrivere sciocchezze e distrarre l’opinione pubblica con polemiche inutili! Invece di buttarla in caciara parlando del nulla, invece di giocare a fare gli investigatori ricamando sugli equivoci, invece di inseguire le bufale ingigantite dalla stampa, interroghiamoci da cittadini responsabili sulle tante cose interessanti che in quello studio vengono analizzate.