Abbreviare le scuole di specializzazione mediche da 5 a 4 anni per ridurre la lunghezza eccessiva del percorso formativo dei camici bianchi e risparmiare quasi 200 milioni di euro. La riforma dovrebbe essere operativa dall’anno accademico 2014-2015, secondo quanto previsto dalla legge di stabilità. Ma, così come è configurata, non piace alle associazioni dei giovani medici – pur favorevoli a una riduzione della durata dei corsi – che giudicano il tutto alla stregua di “un taglio lineare”.
Intanto, un emendamento al decreto legge “Misure urgenti in materia di Istruzione, Università e Ricerca” dello scorso 12 Settembre in discussione proprio in questi giorni alla Commissione “Cultura, scienza, istruzione” della Camera, il cui primo firmatario è il deputato PD Filippo Crimì, propone di attuare il taglio di un anno della durata delle scuole di specializzazione mediche a partire da quest’anno accademico, compresi i corsi già avviati, destinando però le risorse risparmiate a rimpolpare i contratti di formazione medica.
L’abbreviazione dei percorsi di specializzazione servirebbe ad allinearci con il resto d’Europa. In Italia, infatti, la durata dei corsi era stata allungata a 5 anni con l’articolo 2, comma 2 del decreto ministeriale del 1 Agosto 2005, cosa che ha reso eccessivamente lunga la formazione dei medici rispetto alla media europea e ha conseguenze anche sulla spesa pubblica. In tempi di magra, l’opportunità di risparmiare circa 200 milioni di euro tagliando un anno alle scuole di specializzazione deve essere sembrata particolarmente ghiotta. Ma bisogna fare i conti con le reazioni negative delle associazioni.
Per il Segretariato Italiano Giovani Medici (SIGM), ridurre da 5 a 4 anni la durata delle specializzazioni è “un taglio decisamente troppo lineare”. Dello stesso parere Federspecializzandi, che definisce la misura “inaccettabile”. Le critiche più accese riguardano la mancanza di qualsivoglia “rivisitazione degli ordinamenti didattici in termini di aggiornamento delle competenze necessarie” e di obiettivi formativi attraverso i quali acquisirle, e il fatto che un taglio indiscriminato avrebbe “il nefasto effetto di rendere alcuni diplomi di specializzazione non riconosciuti nel resto dei Paesi europei”, perché di durata inferiore alle tempistiche minime previste dall’UE con la circolare 2005/36/Ce. Ma le associazioni sottolineano anche i disagi che molti giovani medici potrebbero avere nel vedersi abbreviare il contratto di formazione specialistica da 5 a 4 anni in itinere, con il conseguente cambiamento di prospettive che ciò comporterebbe.