Solo un mese fa tutto sembrava placidamente avviato verso la federazione regionale degli atenei attraverso la Fondazione UniVeneto, un progetto suffragato pochi giorni or sono dall’adesione ufficiale dello Iuav di Venezia, giunta il 7 aprile. Ma a poche settimane dalla firma dello storico “statuto federale”, l’Università di Padova e quella di Verona sono ai ferri corti. E la dichiarazione di guerra potrebbe approdare presto sui banchi del tribunale.
Ad accendere la miccia della battaglia intestina tra gli atenei veneti è stata una “scintilla ministeriale”. Alla base dello scontro tra le due università c’è infatti lo “scippo” della scuola di specializzazione di Cardiochirurgia, trasferita dalla città del Santo al capoluogo scaligero per decreto firmato dal ministro Mariastella Gelmini. Sul piede di guerra il rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria (in foto), che annuncia il ricorso al Tar: “Valuterò insieme ad esperti giuristi la possibilità che sia lo stesso ateneo a proporre ricorso alla giustizia amministrativa avverso il decreto ministeriale, per ottenerne una modifica”.
Fino ad oggi infatti le due facoltà di medicina presenti in regione avevano tenuto scuole di specializzazione autonome, ma l’imperativo romano è categorico: accorpare, razionalizzare, ottimizzare le risorse. Il dictat si ripercuote anche sulla scuola di cardiochirurgia, la cui unica sede amministrativa viene consegnata nelle mani dei veronesi, relegando l’Università di Padova al ruolo di “aggregata”. Un vero scippo secondo i vertici del Bo, l’ennesimo: ai cugini scaligeri sarebbero già state assegnate infatti le scuole di reumatologia, dermatologia e medicina della comunità.
“Ora la misura è davvero colma – scrive Zaccaria in un comunicato – Tutto ciò avviene in un contesto di un’assoluta mancanza di trasparenza nell’applicazione dei parametri”. Il rettore padovano fa anche riferimento a un palese conflitto di interessi da parte di alcuni membri delle commissioni ministeriali incaricate di effettuare le scelte in questo ambito. Un affondo che punta dritto all’indirizzo del collega veronese, Alessandro Mazzucco, che ricopre anche il ruolo di primario di cardiochirurgia e siede nella commissione di esperti tenuta ad esprimere il proprio “parere” in merito agli accorpamenti.
Ma il magnifico dell’ateneo scaligero risponde con altrettanta decisione: “La commissione cui partecipo come delegato della Crui – ha detto alla stampa Mazzucco – non ha avuto il potere di determinare le scelte del ministero. Se l’ateneo di Padova ravvisa motivi per presentare ricorso, lo faccia. Non accetto però alcuna insinuazione che getti ombre sull’eccellenza della facoltà di medicina di Verona”.