Un team internazionale di ricerca, composto da studiosi dell’Università degli Studi di Milano che hanno collaborato con colleghi filippini e giapponesi, ha individuato un gene in grado di aumentare la produttività delle piante di riso. L’importante scoperta è stata divulgata attraverso uno studio pubblicato pochi giorni fa sulla prestigiosa rivista Nature.
Il Phosphorous Starvation TOLerance 1 (PSTL1), questo il nome assegnato al gene, agisce sull’apparato radicale delle piante di riso facendolo diventare molto più esteso, cosa che consente un miglior assorbimento del fosforo presente nel terreno. Proprio la carenza di questo elemento determina una riduzione consistente della produttività, specialmente se il riso – come spiega il Prof. Martin Kater della Statale di Milano, a capo del gruppo di ricerca italiano – è “coltivato in terreni acidi che ne limitano l’assorbimento o in condizioni che non consentono l’irrigazione”.
Fino ad oggi, l’unico espediente possibile per aumentare la produttività del riso era ricorrere all’uso di fertilizzanti in grado di migliorare il contenuto di fosforo dei terreni. Tuttavia, specie nei Paesi più poveri, ciò è spesso impraticabile a causa dei costi troppo alti per i contadini. La scoperta del gene PSTL1, invece, consentirà di produrre nuove varietà di riso geneticamente migliorate e altamente produttive: “le nuove varietà saranno in grado di assorbire fosforo in modo più efficace. Tali varietà consentiranno di limitare l’uso di fertilizzanti e” – prosegue il Prof. Kater – “potranno crescere anche in terreni carenti di fosforo, spesso posseduti da agricoltori talmente poveri che non possono permettersi di acquistare le quantità necessarie di fertilizzante”.
Il gene è stato isolato in una varietà di riso di origine indiana, denominata Kasalath, che si adatta perfettamente ai terreni poveri di fosforo. Nelle Filippine e in Indonesia, territori nei quali tale elemento è carente, si stanno già sperimentando i primi risi modificati con l’aggiunta del PSTL1. I risultati fino ad ora ottenuti sono molto incoraggianti e mostrano un aumento della produzione fino al 20 per cento rispetto alle varietà tradizionali. Il progetto adesso è quello di commercializzarle e avviare le nuove coltivazioni in tempi brevi, per poter aiutare gli agricoltori e le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo.
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