Contro il piano “La Buona Scuola” e contro il Jobs Act. Con queste motivazioni gli studenti delle superiori e gli universitari hanno deciso di scendere in piazza al fianco di CGIL e UIL per lo sciopero generale indetto per oggi, venerdì 12 dicembre 2014, dalle due sigle sindacali. Sono circa 50 le iniziative studentesche di varia natura, da cortei a dibattiti a flash mob, sparse su tutto il territorio nazionale.
Rete della conoscenza, Unione degli studenti (UDS) e Unione degli universitari (UDU) hanno unito le proprie forze per questa protesta, accompagnata dall’hashtag #Nonimionome, che da alcuni giorni preannuncia le iniziative in programma, tra le quali spiccano i blitz davanti a Palazzo Chigi e al Ministero dell’Economia.
Secondo quanto riferisce una nota emanata dalle associazioni, in alcune città gruppi di studenti si sono travestiti da Babbo Natale e sono entrati in bar, negozi e luoghi di lavoro portando simbolici “pacchi regalo” con riferimenti alle norme contenute nel Jobs Act. Lo sciopero generale non è la prima occasione in cui gli studenti si mobilitano contro la riforma del lavoro del governo Renzi, ma si inserisce in una serie di proteste iniziate lo scorso 25 ottobre con la partecipazione alla manifestazione della CGIL a Roma.
“Protestiamo contro le riforme neoliberiste e recessive del Governo Renzi e non accettiamo che vengano approvate in nostro nome”, dichiara Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza a proposito dell’adesione dell’associazione allo sciopero generale di CGIL e UIL. “Con i tagli della legge di Stabilità e dello Sblocca Italia si attaccano per l’ennesima volta l’università pubblica e la ricerca”, aggiunge il portavoce nazionale di LINK-Coordinamento universitario Alberto Campailla. E Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’UDS ricorda che “in questi giorni stiamo occupando migliaia di scuole nel Paese perché rifiutiamo una ‘Buona Scuola’ che si appiattisce alle esigenze dei privati e delle aziende” e, mentre “continuano ad investire milioni in trivellazioni petrolifere, grandi opere inutili e dannose per i nostri territori” non si punta sulle cose che davvero possono far cambiare marcia al Paese: “istruzione gratuita, un reddito di base, una giusta ed equa retribuzione, investimenti in ricerca e sviluppo per un lavoro degno, una riconversione ecologica del sistema produttivo”.