A Roma Tre, sopra l’ascensore, un cartello: “Prendi le scale, ci guadagni”. In termini di risparmio energetico e di calorie bruciate, come puntualmente ricorda il cartello stesso. Ecco uno dei primi progetti a costo zero di Viridis che hanno riguardato l’ateneo romano e che, se avranno nel mese di “prova” risultati convincenti, verranno autorizzati dall’Università e diventeranno definitivi. Così tra una lezione e l’altra, si respira cultura ambientalista.
Ecco che Marzia, Giorgia e Francesca, studentesse di Economia dell’Ambiente, spiegano che per ora la maggioranza di studenti e docenti dell’Università Roma Tre ha accolto positivamente l’esperimento del non usare l’ascensore, e che se continueranno così verranno installati veri e propri rilevatori di risparmio energetico o salvaguardia dell’ambiente.
L’associazione a cui hanno dato vita da un paio d’anni le tre studentesse di Roma Tre si chiama Viridis, e non per niente significa verde in latino e ha come missione la reale applicazione della cultura ambientalista, tanto diffusa nelle giovani generazioni, quanto poco e mal applicata. La prima azione? Riunire i tre cestini della differenziata che erano in punti diversi e scarsamente riconoscibili: “Li abbiamo messi vicini, con colori diversi e oggi vengono riempiti ognuno con il materiale previsto”.
Presto altri studenti si sono uniti, e oggi Viridis conta una trentina di adesioni e può fare affidamento sulla benevolenza del preside di facoltà, Carlo Maria Travaglini, ma soprattutto sull’entusiasmo della struttura del Comune che si occupa di gestire gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti e degli studenti tra gli atenei romani.
E anche per questo si punta ad allargarsi: non solo a Economia, già un’eccezione – anche visiva – al degrado dei poli universitari romani, e ora regina della cultura ambientale ed ecologista, con tanto di bici elettriche che fanno anche da ciclogeneratori e carta usata per le stampanti riciclata sul lato rimasto pulito. “L’obiettivo”, raccontano da Viridis, “è coordinarci con le facoltà di Ingegneria, Fisica e Chimica”.
E pare che l’idea che circola sia anche quella di un orto gestito collettivamente, magari tutto bio e magari per goderne i prodotti in mensa. Quando si dice think global, act local.