Nell’immaginario collettivo sono considerati titoli, se non proprio inutili, buoni solo per l’insegnamento e poco altro. Eppure le lauree umanistiche stanno conoscendo una ripresa occupazionale. Niente di sconvolgente, sia chiaro, ma qualcosa inizia a muoversi nel mercato del lavoro.
Gli ultimi dati di AlmaLaurea hanno mostrato un più alto tasso di occupazione per letterati, filosofi, laureati in Scienze della Comunicazione, antropologi, sociologi e così via. A un anno dalla laurea risulta occupato il 65,8 per cento di coloro che hanno conseguito lauree umanistiche. Certo, le cose continuano ad andare meglio per quelli che hanno in tasca un titolo tecnico-scientifico (tasso di occupazione al 77,1 per cento), specie per gli ingegneri, ma il futuro inizia a farsi meno fosco.
Se le lauree umanistiche sono più ricercate, il merito va principalmente ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo dell’economia. Progressivamente, infatti, ci stiamo spostando verso la dematerializzazione e la digitalizzazione dei servizi. E proprio le aziende che si occupano di fornire queste prestazioni innovative hanno bisogno di personale che dimostri competenze quali la capacità di analisi dei contesti socio-culturali e di interpretazione dei bisogni delle persone. Caratteristiche che non si trovano molto spesso nei profili tecnico-scientifici, a meno che non abbiano alle spalle un background particolare. Ecco che, allora, le lauree umanistiche iniziano a prendersi una – seppur piccola – rivincita.
Come spiega Pietro Valdes, managing director di Badenoch & Clark Italy, società che si occupa di executive research, “Le nuove imprese sono più easy e richiedono ruoli maggiormente legati alla persona e alla sua velocità di pensiero. È qui che le lauree umanistiche possono fare la differenza”.
Il domani sarà tutto rose e fiori per i laureati in discipline umanistiche? Forse no, visto che siamo in Italia e, a meno di grandi cambiamenti, le aziende continueranno a prediligere individui già completamente formati, piuttosto che investire sul potenziale del singolo. A differenza di quanto avviene all’estero, dove non è raro trovare manager di successo con in tasca una laurea in Filosofia.