Approderà venerdì in Consiglio dei ministri il primo regolamento della riforma dell’università appana pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Si tratta delle nuove disposizioni per l’accesso all’insegnamento universitario, che vanno a modificare in modo sostanziale la situazione attuale. Niente più concorsi svolti nelle singole università dunque.
Sarà infatti l’obbligo di una preventiva abilitazione nazionale a caratterizzare l’accesso di docente universitario di primo e secondo livello, un requisito che ha l’obiettivo di arginare un sistema clientelare che si è, de facto, diffuso negli anni in alcuni processi di assunzione. Il primo dei regolamenti attuativi della riforma prevede che vengano banditi concorsi “inderogabilmente” a cadenza annuale, e si annunciano criteri selettivi estremamente rigorosi.
Una volta partecipato al concorso, in caso di esito negativo, l’aspirante docente dovrà attendere due turni, quindi due anni, prima di tentare nuovamente di ottenere l’abilitazione. Novità sostanziali saranno apportate anche all’interno della commissione giudicatrice, una per ogni sezione concorsuale.
I selezionatori, il cui curriculum sarà reso noto online per una operazione di trasparenza, verranno infatti sorteggiati, sempre per far fronte ai rischi di possibili favoritismi, e rimarranno in carica per un biennio. Ad affiancarli ci sarà in ciascuna “tornata” un membro sorteggiato tra i volontari dei Paesi Ocse selezionati dall’Anvur, l’agenzia nazionale di valutazione.
In attesa dei criteri di merito, si fa intendere che a rivestire grande importanza nel processo selettivo sarà il numero di pubblicazioni di cui l’aspirante docente è autore, richiedendo un numero non inferiore a dodici. Per quanto riguarda i ricercatori invece viene confermata la competenza alle università, che avranno la responsabilità di regolamentare i nuovi contratti a termine previsti dalla riforma. Si svolgerà invece nella giornata di domani un incontro tra il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e la componente studentesca, rappresentata dal Consiglio nazionale degli studenti universitari, al momento diviso sul testo, per aprire un dialogo sulla riforma ma soprattutto sui regolamenti di attuazione in corso di predisposizione.