Il ministero dell’Istruzione lavora ai decreti attuativi della riforma mentre gli atenei sono impegnati ad adeguare la propria macchina organizzativa alle novità introdotte dalla legge 240/2010. In questo quadro si inserisce la preoccupazione delle associazioni che rappresentano le categorie “accademiche”, che chiedono con urgenza un incontro al governo e al Parlamento per fare il punto sulle prime conseguenze e sulle falle della nuova normativa.
Numerose le sigle che si sono unite per denunciare l’inadeguatezza del nuovo corpus normativo, a loro avviso farraginoso e “del tutto incapace di risolvere anche un solo problema”. La nota unitaria che condanna i tagli e denuncia un sistema nel caos porta le firme di Adi, And, Andu, Apu, Cisl-Università, Confsal-Snals-Cisapuni, Conpass, Cosau, Flc-Cgil, Link-Coordinamento Universitario, Rete-29 aprile, Snals-Docenti Università, Sun, Udu, Ugl-Università e Ricerca, Uilpa-Ur, Usb-Pubblico Impiego.
Le associazioni accendono i riflettori sullo stato di sostanziale paralisi in cui versano gli atenei e sull’espulsione dei tanti precari che finora sono stati il motore delle attività didattiche e di ricerca. Prima di proseguire su questa scia con i provvedimenti attuativi – è il senso dell’appello – occorre che ministri e parlamentari si siedano allo stesso tavolo con chi nelle università è impegnato quotidianamente per tentare di riaggiustare il tiro.
Un invito più specifico a intervenire celermente a tutela dei precari è stato lanciato con una lettera ai ministri Gelmini e Brunetta dalla Flc-Cgil. Il vuoto normativo che si è determinato su contratti a termine e assegni di ricerca, infatti, rischia di bloccare il rinnovo dei rapporti di collaborazione finendo per provocare una sorta di licenziamento di massa. “Alcune amministrazioni – denuncia nella missiva il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo – hanno interrotto le procedure per l’erogazione degli assegni ex legge 449/97, nonché per i contratti e le borse di ricerca e ritengono di non poter procedere a proroghe o rinnovi contrattuali su risorse già disponibili e riferite a singoli progetti. Altre hanno trovato soluzioni interpretative che tentano di salvare il salvabile”.
L’attenzione del sindacato di categoria su appunta anche sul comma 5 dell’articolo 18 della riforma, che blocca sostanzialmente l’attività di ricerca di migliaia di persone. Da qui l’esigenza di prorogare gli sconti nel calcolo del rapporto tra stipendi e Fondo di finanziamento ordinario degli atenei.
Un nuovo incontro tra le diverse sigle mobilitate sugli effetti della riforma Gelmini è previsto per il 28 febbraio a Roma. Nel frattempo proseguiranno i momenti di riflessione e mobilitazione legati alle ricadute sul sistema universitario e il “contrasto di quelle proposte e pratiche che della legge 240 stanno già dando la peggiore interpretazione”.