Al via il primo decreto attuativo della riforma Gelmini. Come annunciato nei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri ha approvato il primo provvedimento relativo al reclutamento dei docenti universitari, mettendo uno stop al sistema dei concorsi locali e inaugurando l’abilitazione nazionale per l’accesso al ruolo di professore.
Le nuove disposizioni, che vanno a modificare in modo sostanziale la situazione attuale, sono state presentate alla prima occasione utile dal ministro dell’Univerità Mariastella Gelmini, in linea con quanto aveva annunciato prima della pausa natalizia sulla necessità di entrare subito nel vivo della riforma.
Il regolamento porrebbe fine, secondo il ministro, “ai concorsi truccati, introducendo l’abilitazione nazionale secondo criteri meritocratici e di trasparenza, i principi cardine del ddl Gelmini che vuole così colpire baronie, privilegi e sprechi”. Professori ordinari e associati dovranno infatti da adesso conseguire l’abilitazione che verrà rilasciata da una commissione secondo specifici criteri qualitativi.
Oltre alle commissioni di abilitazione nazionale che saranno formate da un pool di 5 esperti di elevata qualificazione scientifica, verrà introdotto, cosa inedita per il contesto italiano, un membro straniero o anche italiano a condizione che svolga attività scientifica all’estero. La commissione inoltre non sarà più eletta ma sorteggiata tra le personalità illustri nel campo, per ostacolare sistemi clientelari o accordi di sorta. Con un decreto ministeriale ad hoc verrà invece decisa la scala dei criteri di qualità per il conseguimento del titolo, tenuto conto dei pareri dell’Anvur e del Cun.
È proprio il Consiglio Universitario a “rivendicare” la paternità del provvedimento, comunicando in una nota che il decreto “è figlio del Cun, semplifica le procedure, valorizzando il merito e non sottoponendolo alla disponibilità finanziaria dei singoli atenei, favorendo allo stesso tempo la trasparenza dei concorsi e la valorizzazione del merito nelle università”.