Si chiama HINT1 ed è una proteina in grado di fermare la crescita del melanoma, uno dei tumori più aggressivi che possano colpire l’uomo. Ad averla scoperta sono alcuni ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, grazie all’aiuto di altri colleghi del Cancer Center della Columbia University di Boston. “Abbiamo dimostrato – spiega Alessandro Sgambato, alla guida degli studiosi italiani – che HINT1 è frequentemente assente in cellule di melanoma umano e che la sua riattivazione riduce la crescita e la malignità del tumore”.
La scoperta portata a segno dall’Università del Sacro Cuore, pubblicata sulla rivista Cell Cycle, potrebbe rappresentare un grande passo avanti nella cura del melanoma. Di solito questa brutta forma tumorale prende vita su un neo già preesistente o compare “de nuovo” dai melanociti normali (le cellule da cui ha origine la melanina) della pelle. Sfortunatamente negli ultimi decenni è diventata sempre più frequente, facendo registrare solo in Italia settemila nuovi casi l’anno con ben 1.500 decessi.
Inoltre, l’età di chi è colpito da questa malattia si sta abbassando sempre più, fenomeno attribuibile a diversi fattori, tra cui la scorretta esposizione al sole durante l’infanzia o il ricorso eccessivo alle lampade solari. Ne consegue che oggi ben il 20 per cento dei casi riguarda giovani con un’età compresa tra i 15 e e 39 anni, mentre fino a qualche anno fa si registrava una percentuale del solo 5 per cento. La proteina individuata dai ricercatori italiani potrebbe diventare indispensabile nella lotta contro questo male, grazie alla sua funzione di oncosoppressore, cioè da inibitore della trasformazione maligna di una cellula normale.
Ciò che si spera, dopo la scoperta dei ricercatori dell’Università del Sacro Cuore, è che si possano dare vita a dei farmaci capaci di mimare l’attività della proteina HINT1, bloccando lo sviluppo del melanoma e delle sue metastasi. “Non sarà facile sviluppare un simile farmaco“: secondo il patologo generale della Cattolica, infatti, “sarà necessario il coinvolgimento di aziende farmaceutiche che possano finanziarne lo sviluppo”, collaborando allo stesso tempo per “la messa a punto del trattamento”. Tale farmaco potrebbe essere utile pure per curare altri tumori, come quello al colon e allo stomaco, dove l’HINT1 è alterata.
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