Il decreto Monti su semplificazioni e sviluppo sta cancellando uno dei pochi passi avanti della legge italiana a favore dell’università italiana, un provvedimento della finanziaria 2007 che assegnava alla ricerca il 10 per cento dei fondi nazionali secondo il sistema anglosassone della valutazione tra pari – in inglese peer review.
Il Premio Nobel Rita Levi Montalcini si era fortemente battuta allora per quel provvedimento, si era addirittura imposta a favore della sua approvazione minacciando espressamente di non votare la fiducia e provocare una crisi di governo nel caso in cui la finanziaria non avesse concesso quel 10 per cento alle scienze e al loro libero sviluppo. Oggi dunque, davanti al decreto Monti che è già stato approvato alla Camera ed è in discussione al Senato, la delusione è grande: “Così l’accesso ai finanziamenti sarà di nuovo possibile solo a chi ha le giuste amicizie – commenta la Montalcini – e non la necessaria preparazione acquisita in anni di studio, magari negli scantinati di qualche facoltà per pochi euro”.
Effettivamente la finanziaria 2007 aveva fatto qualcosa di veramente buono, non solo per la quantità di fondi concessi, ma anche per la modalità di selezione dei progetti cui assegnare borse e assegni di ricerca. I bandi prevedevano infatti la partecipazione dei soli ricercatori under 40 e soprattutto i professori ordinari nominati dal ministero non avevano più voce in capitolo: i progetti erano scelti da un comitato di ricercatori, metà italiani e metà stranieri, di nuovo tutti under 40.
Dunque giovane età, merito e trasparenza si traducevano in pari possibilità di accesso ai finanziamenti delle proprie idee e del proprio progetto di studio, ed eventualmente alla carriera accademica in seguito. Per il Premio Nobel il passo indietro che il Governo sta per compiere è davvero grave: “Eravamo riusciti con immane fatica a inserire una norma che ci avvicinava alla comunità scientifica internazionale e ora vogliamo abolirla?”
Dalla parte della Montalcini c’è anche Ignazio Marino, senatore del Pd, che ha presentato un emendamento per cancellare la nuova norma e che, così come fece il premio nobel per la finanziaria 2007, minaccia ora di non appoggiare il testo del Governo: “Così si torna indietro. È inaccettabile per un esecutivo guidato da un Premier scelto per merito e competenza”.
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