L’uso prolungato di cannabis può mettere a rischio la fertilità maschile. A questa conclusione è arrivato un gruppo di ricercatori del Cnr e dell’Università di Roma Tor Vergata che, attraverso una ricerca condotta sui topi, dimostrerebbero per la prima volta, come il sistema endocannabinoide (ossia il sistema su cui agisce anche la marijuana) sia coinvolto nella spermatogenesi, il processo di maturazione delle cellule germinali maschili.
In pratica con questa scoperta si spiegherebbero molti fenomeni come l’oligospermia o l’azospermia, che altro non sono i termini scientifici che definiscono la drastica diminuzione, o totale assenza, del numero di spermatozoi, spesso con riduzione della motilità.
I ricercatori hanno constatato come negli ultimi anni, anche secondo i dati delle statistiche mondiali, siano aumentati del 15% le coppie con problemi di mancata o ridotta fertilità da attribuire appunto all’oligospermia o all’azospermia. I casi di ridotta fertilità maschile sono da ricondurre per il 60% a cause di origine genetica e per il 40% a malformazioni occlusive o che sfuggono alla classificazione.